È sempre un piacere ascoltare la voce di Alessandro Baricco, specialmente quando ci racconta delle storie.

Al Romaeuropa Festival, lo scrittore è andato all’origine delle storie. Alla Storia con l’A maiuscola, quella ‘inventata’ per la prima volta da Tucidide duemilacinquecento anni fa.
Alla Cavea dell’Auditorium Ennio Morricone – in scena con panama e mezzi guanti bianchi – Baricco ha letto e raccontato una tra le più significative parti della La guerra del Peloponneso, il confronto bellico che contrappose Atene all’isola di Milo.

Senza mai allontanarsi dal testo greco, Baricco riesce a darci un quadro preciso e perfetto della situazione attuale, in Medioriente come in Ucraina.

Il dialogo tra il ‘democratico’ ambasciatore ateniese e quello mileto pare un resoconto di un tg odierno: “rifulge per noi il diritto all’impero” dissero gli Ateniesi, “i concetti della giustizia affiorano e assumono corpo nel linguaggio degli uomini quando la bilancia della necessità stia in equilibrio tra due forze pari. Se no, a seconda, i più potenti agiscono, i deboli si flettono.”

“Non sareste paghi della nostra neutralità, se invece di brandire le armi resteremo amici?” replicò il mileto.

“No. Per noi è minaccia più pericolosa la vostra amicizia che il vostro odio aperto: la prima proporrebbe agli occhi degli altri sudditi un esempio di fiacchezza da parte nostra, il rancore invece rammenterà sempre viva la nostra potenza.”

Atene come Roma imperiale. Come il Sacro Romano impero. Come la Germania nazista. Come gli Stati Uniti d’America.

Baricco, tal quale un rasoio, interviene ricordando che queste parole di Atene rappresentano la culla della nostra democrazia: il più forte ha ogni diritto sul più debole. Finì molto male per i mileti, sterminati i maschi, addotte schiave le donne e i bambini, la città suddivisa tra cinquecento coloni ateniesi.

Uno spettacolo, quello proposto da Romaeuropa, senz’altro molto interessante per riflettere sui nostri tempi, uno spettacolo nel quale gli ambasciatori sono stati interpretati da due attrici feticcio italiane, Stefania Rocca e Valeria Solarino.

Contrappunto musicale di Giovanni Sollima, Enrico Melozzi e i suoi 100 cellos, cento violoncelli che si sono dimostrati fin troppo protagonisti, allungando in un tentativo di concerto di due ore una rappresentazione che sarebbe stata egualmente in metà del tempo, senza togliere un grammo del peso significante del suo messaggio.

“In politica, l’utile va d’accordo con la sicurezza dello stato, mentre a praticare il
giusto e l’onesto ci si espone a pesanti rischi”, concludono gli Ateniesi di Tucidide e, guardando al mondo di oggi non si può che dare tristemente loro ragione.

[Foto di Cosimo Trimboli, tratta dalla pagina Facebook di RomaeuropaFestival]

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Libri per bambini da leggere a settembre: un incredibile viaggio nel magico mondo della scuola

next