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Aysenur Eygi, il Washington Post smentisce Israele: “Attivista uccisa 30 minuti dopo la fine degli scontri e a 200 metri dai soldati”

Le Israele Defense Forces si sono difese dicendo che Aysenur Eygi è stata colpita “involontariamente” durante una “violenta rivolta”. Un’inchiesta del Washington Post rivela che l’attivista turco-americana è stata uccisa 30 minuti dopo la fine delle manifestazioni e quando si trovava a oltre 200 metri dai soldati israeliani. La 26enne è stata colpita a morte […]

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Le Israele Defense Forces si sono difese dicendo che Aysenur Eygi è stata colpita “involontariamente” durante una “violenta rivolta”. Un’inchiesta del Washington Post rivela che l’attivista turco-americana è stata uccisa 30 minuti dopo la fine delle manifestazioni e quando si trovava a oltre 200 metri dai soldati israeliani.

La 26enne è stata colpita a morte alla testa il pomeriggio del 6 settembre nel villaggio di Beita, vicino a Nablus, in seguito a brevi scontri scoppiati come da tradizione nel West Bank dopo le preghiere del venerdì. “L’incidente è avvenuto durante una violenta rivolta”, e il fuoco era diretto al “principale istigatore“, si legge nel comunicato diramato dalle Idf, secondo cui era “molto probabile” Eygi che fosse stata colpita “involontariamente” da uno dei suoi soldati. Mercoledì, anche Joe Biden ha detto che “l’indagine preliminare di Israele ha indicato che è stata il risultato di un tragico errore derivante da un’escalation non necessaria”.

Il quotidiano statunitense ha parlato con 13 testimoni oculari, ha esaminato più di 50 video e foto forniti dall’International Solidarity Movement, l’organizzazione in cui Eygi faceva volontariato, e da Faz3a, altro gruppo di difesa palestinese, e ha scoperto che Eygi è stata colpita oltre 30 minuti dopo il culmine degli scontri a Beita, e circa 20 minuti dopo che i dimostranti si erano spostati lungo la strada principale, a più di 200 metri dalle forze israeliane.

Le preghiere, ricostruisce il quotidiano, sono iniziate attorno alle 12.30 e finite per le 13.05: “Le forze israeliane hanno utilizzato gas lacrimogeni per disperdere la folla, per poi ricorrere quasi subito alle munizioni vere”. “I soldati israeliani sono stati molto provocatori”, ha detto Jonathan Pollak, attivista israeliano di Faz3a, che era lì quel giorno. Eygi, impaurita, era già tornato “indietro lungo la strada, dietro i ragazzi, dietro gli altri volontari”, ha raccontato al Post Helen, attivista inglese.

“Una fotografia scattata alle 13.21 mostra almeno quattro soldati israeliani in cima alla collina. Video e foto dei minuti successivi mostrano soldati che prendono posizione su un terreno più elevato“, racconta ancora il giornale. Alcuni si erano posizionati sul tetto di una casa. Attorno alle 13.22 si avverte colpo di arma da fuoco. “Stanno sparando con pistole normali!”, dice un attivista fuori campo in giapponese. Un minuto dopo, Helen ha chiamato Eygi per sapere dove si trovasse e lei rispondeva che era già scesa dalla collina fino all’uliveto. Poco dopo uno dei soldati sul tetto stava “puntando la pistola nella nostra direzione”, ha raccontato Pollak, che era in piedi accanto a un cassonetto spostato in mezzo alla strada in fondo alla collina. Lui e altri attivisti hanno raccontato di essere le persone più vicine alle truppe israeliane in quel momento, a poco più di 200 metri di distanza: “Eygi era circa 30 metri più in là“.

All’improvviso sono partiti altri colpi. “Alcuni dicono che ci sono stati due spari, altri tre“, ha raccontato un altro attivista. “È stato il caos”. “Nell’uliveto, Helen ha visto Eygi cadere a faccia in giù a terra accanto a lei – prosegue si legge ancora -. La donna l’ha rivoltata. Il sangue usciva a fiotti dal lato sinistro della testa di Eygi e lei non rispondeva”

Dal 2021, l’IDF ha ucciso 15 palestinesi durante le dimostrazioni a Beita, secondo Faz3a e Hisham Dweikat, un residente locale e membro del Consiglio nazionale palestinese. La violenza è aumentata in Cisgiordania dagli attacchi del 7 ottobre condotti da Hamas contro Israele. Almeno 634 persone sono stati uccisi dalle forze israeliane in quel periodo, secondo le Nazioni Unite, le cui cifre non distinguono tra combattenti e civili.

La procura di Ankara ha aperto un’inchiesta sull’accaduto. “Lavoreremo affinché venga stabilita una commissione di inchiesta indipendente per preparare un rapporto”, ha detto il ministro della Giustizia, Yilmaz Tunc, invitando il relatore speciale dell’Onu sulle esecuzioni arbitrarie ed extragiudiziali ad agire immediatamente e affermando che il rapporto della Turchia sull’uccisione dell’attivista sarà inviato al Consiglio per i Diritti Umani dell’Onu e alla Corte internazionale di Giustizia in relazione al caso per genocidio aperto contro Israele.