Scrittori come Maurizio De Giovanni e Igiaba Scego, attori come Peppe Barra a Moni Ovadia, magistrati come Franco Roberti, giornalisti come Luciana Castellina, musicisti come Enzo Gragnaniello e registi come Roberto Andò, sacerdoti come Alex Zanotelli, professori universitari e personalità dell’associazionismo. Sono gli oltre 400 firmatari che hanno aderito all’appello promosso da Marisa Laurito, attrice e presidente di Fermatevi, associazione per la pace e l’impegno civile, e Pasquale De Sena, docente ordinario di Diritto internazionale del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Palermo, estensore della lettera. Il testo ora diventa anche una petizione aperta a tutti. “Basta stragi di civili e discriminazioni etniche. Pace e autodeterminazione: i governi occidentali si assumano le loro responsabilità” è il centro dell’appello che ora è diventato una petizione sulla piattaforma Change.org. “Malgrado un’ampia mobilitazione popolare internazionale – si legge – la guerra di Gaza si estende anche alla Cisgiordania, e, a detta del governo israeliano, proseguirà con le stesse modalità che ha assunto finora. È venuto il momento che i governi occidentali, in particolare quelli europei – e, fra questi, quello italiano – si assumano le loro responsabilità”.

Laurito, volto noto del teatro, del cinema e della tv, ha sempre dimostrato grande sensibilità verso temi che riguardano i diritti umani e le libertà fondamentali. Negli ultimi mesi si è mobilitata personalmente per accendere i riflettori su ciò che sta avvenendo in Medio Oriente: “Nessuno oggi può dire, come hanno fatto generazioni passate sull’Olocausto: io non sapevo. Oggi invece sappiamo tutto perché sui social ogni giorno vengono rilanciati filmati di quello che accade” ha spiegato. La lettera, elaborata dal giurista De Sena, è firmata anche da Nino Daniele (politico, segretario di Fermatevi!), Giulia Agrelli (architetto), Ottorino Cappelli (Università di Napoli L’Orientale), Nicola Cotugno (insegnante), Aldo De Chiara (magistrato), Marialuisa Firpo (designer) Francesco Forzati (avvocato), Roberto Giovene di Girasole (avvocato), Alfredo Guardiano (magistrato), Angela Iannuzzi (insegnante), Desirée Klain (giornalista), Francesco La Monica (pubblicitario), Vitaliano Menniti (consulente finanziario), Patrizio Rispo (attore), Monica Ruocco (Università di Napoli L’Orientale), Amalia Scielzo (architetto), Luciano Stella (produttore cinematografico), Anna Letizia Airos Soria (giornalista), Biancamaria Sparano (avvocato).

Tra coloro che hanno aderito successivamente ci sono esponenti del mondo accademico e della Chiesa, giornalisti, politici, giuristi, artisti. Tra gli altri ci sono i nomi di Paola De Crescenzo (presidente della Fondazione Luciano De Crescenzo), Giuseppe Onufrio (direttore esecutivo di Greenpeace Italia), Taher Djafarizad (presidente Associazione Nedaday e cofondatore Unioni Attivisti Iraniani in Italia, Giuseppe Ianniruberto, presidente emerito della Corte di Cassazione, Charlie Gnocchi (speaker radiofonico), il giurista Gaetano Azzariti, le giornaliste Luciana Castellina, Lorenza Foschini e Stella Pende, il corrispondente Rai Marc Innaro, il fondatore di Dagospia Roberto D’Agostino, i cantanti Andrea Mingardi e Tosca, i musicisti Pino Donaggio, Toni Esposito e Claudio Mattone, la regista Cinzia Th. Torrini, gli attori Marco Baliani, Cochi Ponzoni, Andy Luotto, Maurizio Casagrande.

Il testo della petizione spiega: “Con l’estensione del conflitto, la dimensione delle violazioni del diritto internazionale sin qui commesse pare destinata ad aumentare, come emerge, del resto, dalla tragica continuazione dei crimini contro l’umanità di Hamas. Il rischio del consumarsi di un genocidio sembra destinato a crescere, come sembrano destinate a moltiplicarsi le violazioni generalizzate delle norme più elementari del diritto umanitario sinora già ampiamente commesse ai danni di civili inermi. Non vi è dubbio, poi, che l’autodeterminazione del popolo palestinese continuerà a essere conculcata, accentuandosi la sua sottoposizione a un regime di chiara segregazione razziale, se non di apartheid”.

Ma anche gli Stati terzi, continua l’appello, hanno obblighi indicati dal diritto internazionale. “In forza di questi obblighi – prosegue il testo – gli Stati terzi rispetto al conflitto sono tenuti, dunque, non solo a disconoscere le situazioni illecite in cui si traducono le violazioni in corso, ma anche a non prestare alcun aiuto o assistenza a chi le ponga in essere”. Pochi Paesi europei, per esempio, hanno riconosciuto la Palestina e tra questi non c’è l’Italia. In più “gran parte degli Stati occidentali, in primo luogo gli Stati Uniti, continuano a fornire supporto militare e finanziario al governo di Israele, malgrado – val la pena ripeterlo – il rischio del verificarsi di un genocidio, il ricorrere di violazioni massicce e generalizzate del diritto umanitario, la persistente e crescente occupazione israeliana di territori palestinesi”. Per questo, continua il testo, “ai crimini contro l’umanità di Hamas e ai crimini commessi dalle truppe israeliane – oggetto di ben due procedimenti giudiziari internazionali (rispettivamente, dinanzi alla Corte internazionale di giustizia e alla Corte penale internazionale) – si aggiungono oggi violazioni del diritto internazionale meno eclatanti, ma non meno produttive di tragici effetti, commesse da larga parte della comunità internazionale”.

Per quanto riguarda in particolare l’Italia vengono ignorati gli obblighi costituzionali e specificamente quelli regolati dall’articolo 10, per il quale “l’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute”. Da qui il governo, recita ancora l’appello, dovrebbe impegnarsi per mettersi “in condizione di adempiere a tali doveri”, fare “chiarezza sull’opaca questione del trasferimento di armi italiane a Israele”, rendere conto “dell’entità e dell’effettiva proporzionalità dell’impegno finanziario italiano a sostegno dell’azione di agenzie delle Nazioni Unite” per “mitigare la catastrofe umanitaria e prevenire il verificarsi di un genocidio”. E ancora – conclude l’appello – è necessario che “sul complessivo atteggiamento dell’Italia a proposito delle violazioni in atto e di quelle suscettibili di prodursi, siano puntualmente e dettagliatamente informati, sia l’opinione pubblica che il Parlamento, che il Parlamento sia posto nell’effettiva condizione di dibattere e di adottare una mozione di indirizzo sui comportamenti necessari a dare piena e immediata esecuzione agli obblighi internazionali indicati, e allo stesso articolo 10 della Costituzione”.

La petizione

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