Bagarre a Otto e mezzo (La7) con protagonista unico Italo Bocchino, ex parlamentare del Pdl e direttore editoriale del Secolo d’Italia, sul caso Sangiuliano e sulla classe dirigente meloniana. Come è tradizione, Bocchino lamenta costantemente di essere interrotto dai suoi interlocutori (Mariolina Sattanino, Corrado Formigli e Massimo Giannini), rivendicando di rappresentare politicamente “la maggioranza dei voti validi” e chiedendo “pietas” (di cui sbaglia l’accento).
È un complotto contro Bocchino“, ironizza Giannini.

L’ex finiano poi si lancia in una difesa appassionata dell’ex ministro della Cultura e della presidente del Consiglio: “Qui si dimentica che classe dirigente ha avuto l’Italia. Abbiamo avuto come ministri Toninelli e la Azzolina. La Meloni sta cambiando la storia perché dopo 2 anni e mezzo ha ancora un consenso elevatissimo. Ha vinto le elezioni europee. Ve ne siete accorti?“.
“No, sinceramente no – risponde Giannini – Da quello che sta succedendo a Bruxelles direi di no”.

Bocchino, quindi, si lancia in un tributo apologetico di Sangiuliano: “È un gigante rispetto ai ministri che ci sono stati prima“.
Mi pare una parola grossa“, commenta Gruber.
“Ma se era così importante, potevate tenerlo”, rincara Giannini.
“Non si capisce perché si sia dimesso”, osserva la conduttrice.
“Perché ha pagato un suo errore – risponde Bocchino – Tutti nella vita abbiamo fatto un errore”.

“Ma per carità del Signore, certo”, replica Gruber.
“Sai qual è la differenza? – continua l’ex parlamentare – Che contro Sangiuliano si sono rivoltati tutti come avvoltoi perché gli era stato dato un compito importantissimo: andare a mettere le mani negli interessi del circuito culturale della sinistra“.
“Ma qual è la vostra egemonia culturale? – insorge Giannini – Solo poltrone“.
A interrompere la baruffa verbale è Lilli Gruber che redarguisce Bocchino: “Come sempre, qui si sta facendo una gran confusione”.
“E certo, interrompono sempre questi discoli”, chiosa Bocchino riferendosi a Formigli e a Giannini.

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