C’è un grande malato nel calcio internazionale e non è più l’Italia, che con i successi su Francia e Israele ha intrapreso la via della redenzione, dopo il disastro europeo: l’illustre infermo è il Brasile, cinque volte campione del mondo, nove successi in Copa America e quattro Confederations Cup, serbatoio secolare di fuoriclasse, ma in evidente difficoltà dopo l’eliminazione ai quarti di Qatar 2022, superato nella lotteria dei rigori dalla Croazia. La crisi è cominciata nel deserto e dopo quasi due anni, vissuti prima nell’illusione di arruolare Carlo Ancelotti in panchina, con il lungo interim di Fernando Diniz e poi con la nomina, l’8 gennaio 2024, del sessantaduenne Dorival Junior, siamo ancora alla casella di partenza. Ultima batosta, la quarta in otto gare del girone unico di qualificazione sudamericano, lo 0-1 in casa del Paraguay.

Situazione in classifica: quinto posto. Basta la sesta posizione per approdato al torneo che nel 2026 si svolgerà in Canada-USA-Messico, mentre la settima vale i playoff a sei, con due promozioni a disposizione. La lunga marcia verso il prossimo mondiale non è compromessa, ma il Brasile attuale è una pena e, soprattutto, un mistero tecnico. Contro il Paraguay, Dorival ha schierato una linea d’attacco tutta “realmadridista”: Rodrygo-Enrick-Vinicius, valore complessivo 325 milioni di euro. Basta però arretrare e vedere il trio di centrocampo per registrare un consistente calo di qualità: Paquetà-Andé-Bruno Guimaraes. Alle spalle, in difesa, il quartetto Danilo-Marquinhos-Magalhaes-Arana. In porta, Alisson.

Il ko di Asunciòn è arrivato dopo l’1-0 sull’Ecuador, che il 6 settembre aveva rianimato la Seleçao. La nuova caduta ha riaperto il processo in corso da ventidue mesi. “L’isolamento di Vinicius è il problema numero uno”, scrive O Globo. “Il Brasile non ha un piano tattico, i reparti sono scollegati e manca un supereroe. Speriamo torni presto Neymar”, aggiunge Extra. Ecco il punto: la rievocazione dell’uomo forte, immagine ormai dominante anche sulla scena politica internazionale. Manca forse un leader dalla personalità trascinante, ma i problemi principali sono sicuramente altrove. Il centrocampo non è al livello delle grandi tradizioni brasiliane e i limiti del reparto chiave di una squadra di calcio condizionano tutto: poche idee in attacco, scarsa copertura della difesa. Con un’aggravante di sistema: la Seleçao ha sempre dovuto fare i conti con l’individualismo delle sue stelle, ma non tutte le star sono Pelé o Ronaldo il Fenomeno. Carlo Ancelotti ha fiutato al volo l’aria e ha firmato il prolungamento con il Real Madrid, lasciando nei guai la federazione che lo aveva a lungo corteggiato, nonostante l’ostracismo di personaggi importanti (l’ex Romario) e una corrente dirigenziale interna contraria all’assunzione di un coach straniero.

Dopo il rifiuto di Ancelotti, dal cilindro è spuntato Dorival Junior, ex San Paolo, Flamengo, Athletico Paranaense, Cearà, Palmeiras, Vasco da Gama, Coritiba, Santos, Cruzeiro, Fluminense, Sao Caetano, Figueirense: in pratica, tutto il “parlamento” del calcio brasiliano. Il passaggio dal club alla nazionale sta però presentando il conto e alle difficoltà di gestione tecnica si stanno aggiungendo quelle ambientali: la Seleçao è sacra. Alle porte, due gare apparentemente facili a ottobre, contro Cile e Perù, nona e decima in classifica, quasi fuori dai giochi. Il Brasile escluso dal mondiale a 48 sembra un’eresia e ancora, nonostante il quinto posto nelle qualificazioni, continua a esserlo, ma il punto non è solo ora, ma dopo. Dal quinto titolo iridato conquistato nel 2002, la nazionale verdeoro ha raccolto il quarto posto al mondiale 2014 – in casa – ed è stata eliminata ai quarti nelle edizioni 2006, 2010, 2018 e 2022. Anche nell’ultima Copa America, ha salutato ai quarti. Nonostante una valutazione complessiva di 932 milioni della rosa, la Seleçao non ne azzecca più una. Il campionato è in ascesa, con investimenti importanti perché ci sono imprenditori che cercano il business, ma la nazionale barcolla. Il Brasile attuale è una seleçao con la s minuscola.

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