Anche a distanza di trent’anni dall’ultima sigaretta, il fumo è in grado di modificare i geni umani, concorrendo all’insorgere di gravi patologie cardiovascolari. Sale, negli ex fumatori e persino a distanza di lustri, il rischio di infarti e ictus perché i loro marcatori epigenetici, ossia le alterazioni (metilazioni del Dna) degli “interruttori” dei geni non ritornano mai più nelle condizioni precedenti. Sono questi alcuni degli spiazzanti risultati di uno studio, appunto, trentennale pubblicato sul “Journal of cardiovascular genetics” e presentati mercoledì a Chieti dal preside della Harvard School of public health, Andrea Baccarelli, ospite della prima conferenza internazionale di medicina ambientale.

Organizzato da Sima (Società italiana di medicina ambientale) e dall’Università Gabriele D’Annunzio, al convegno hanno partecipato pure altre autorità scientifiche come il Premio Nobel per la Medicina Richard Roberts, il direttore del dipartimento di salute ambientale di Yale Vasilis Vasiliou e la direttrice del dipartimento ambiente, salute e clima dell’Oms Maria Neira. Il nemico è invisibile ed è intorno e dentro di noi. Roberts, Nobel (insieme a Phillip Sharp) nel 1993 per la scoperta dello splicing dei geni, ha scagliato un j’accuse contro l’ignavia della politica globale, che a suo dire sul dramma dell’inquinamento fa spallucce. “I politici sono il problema, perché negano questi cambiamenti – ha dichiarato – Non vogliono far niente per intervenire perché hanno paura di non essere eletti se prendono decisioni drastiche, ma necessarie. E questo è terribile”.

Già, perché gli inquinanti ambientali influirebbero sulla salute fin dalla gravidanza. “Le ricerche sperimentali condotte su placente umane sembrano riscontrare differenti alterazioni epigenetiche a seconda della tipologia di inquinanti più diffusi nelle diverse città, a seconda della predominanza di emissioni da traffico o di tipo industriale, come quello delle acciaierie – sostiene il rettore della D’Annunzio Liborio Stuppia, noto per i suoi studi di epigenetica – Sono proprio queste alterazioni a essere responsabili dell’epidemia di obesità e del calo della fertilità che si diffondono rapidamente a livello mondiale, come risultato delle continue interazioni tra i contaminanti ambientali e il nostro patrimonio genetico già nel grembo materno. O presenti, addirittura, prima della nascita nelle cellule germinali dei futuri genitori”. E non finisce qui. “Le alterazioni degli interruttori epigenetici dei nostri geni, dovute al contatto con inquinanti ambientali ad azione interferente endocrina, sono alla base di ben 3,5 milioni di casi di asma nel mondo – aggiunge il vicepresidente Sima Prisco Piscitelli – oltre che dell’incremento (esponenziale) del numero di diabetici, che nel 2050 raggiungerà quota 700 milioni”. Sul banco degli imputati i metalli pesanti (dal piombo al mercurio al cadmio), i composti organici (come i pesticidi), le microplastiche e le polveri sottili. Dal meeting di Chieti si è levato un appello made in Italy per una nuova visione universale della prevenzione primaria in chiave “epigenetica”. Anche per non rubare il futuro ai bambini di oggi e di domani. “In Italia sono almeno 2.200 i nuovi casi di tumori pediatrici, con una media del +2% l’anno, il doppio rispetto al dato medio europeo – spiega Alessandro Miani presidente Sima – E negli ultimi vent’anni il cancro è diventato la principale causa di morte per malattia pediatrica in Europa”.

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