Una vittoria, non serviva altro. Riprendere il percorso interrotto alzando l’Insalatiera 2023, confermare lo status di nazionale da battere anche per questa edizione Coppa Davis. È stato un esordio molto soddisfacente quello dell’Italia di Filippo Volandri nella prima partita della fase a gironi contro il Brasile. Un 2-1 arrivato in mezzo all’entusiasmo generale dell’Unipol Arena di Bologna. Risultato importante in ottica qualificazione, che proietta gli azzurri verso la seconda sfida contro il Belgio, venerdì 13 settembre. A un passo da Malaga.

La nota più lieta di questo esordio nella Coppa Davis 2024 arriva sicuramente da Matteo Berrettini. Era l’uomo più atteso, quello designato a caricarsi sulle spalle questa nazionale priva di Jannik Sinner e Lorenzo Musetti. E lui ha risposto presente, 653 giorni dall’ultima partita con la maglia azzurra, con una prestazione convincente e una vittoria fondamentale per indirizzare nel verso giusto la sfida contro i brasiliani. La soddisfazione risulta ancora più grande se consideriamo l’avversario contro cui è maturata. Joao Fonseca ha ancora 18 anni, è solo il numero 158 del mondo, ma è anche uno dei talenti più vista del circuito. Tanto che in patria qualcuno lo ha definito addirittura il “piccolo Sinner”.

Esagerazioni per il momento, ma che fanno comprendere quanto sia dotato il giovane verdeoro. Qualità già messe in mostra nel corso di questa stagione, per esempio con il quarto di finale raggiunto nell’Atp 500 di Rio de Janeiro. Berrettini ha vinto di forza e soprattutto d’esperienza, dominando all’inizio e soffrendo poi, quando il giovane rivale ha preso confidenza con la partita. Sempre però senza dare mai la sensazione di perdere la presa sul match. “Mi è mancato tutto questo, l’atmosfera, il calore del pubblico – ha dichiarato Berrettini nel post-gara – Ho sentito il calore della gente e provato a fare del mio meglio, sono contento della prestazione. I giocatori più forti non mollano mai, anche nelle situazioni più difficili: il tennis è uno sport strano, la Davis è sempre particolare, quindi sotto 4-0 nel tie-break non ho mollato”.

Ben diversa è stata la partita di Matteo Arnaldi, quella che ha decretato la vittoria contro il Brasile. Il sanremese è stato costretto a una vera e propria battaglia contro Thiago Monteiro, durata 3 ore di 40 minuti e al cui interno luci e ombre si sono mescolate. Arnaldi è stato bravo a portarla sul suo terreno prediletto, quello della lotta punto su punto, riuscendo a spuntarla con grinta e personalità nonostante un problema alla caviglia arrivato nel corso del tie-break del terzo set (per venerdì con il Belgio è già in preallarme Flavio Cobolli). Una prestazione di pura sofferenza, in cui non sono mancati momenti altalenanti, come quando l’azzurro non è stato capace di chiudere il match sul 5-4 nel secondo set, subendo il controbreak. Un buon Arnaldi insomma, ma non certo nella sua migliore versione. Thiago Monteiro ha stragiocato in alcune fasi di gioco, è vero, ma rimane pur sempre giocatore da terra battuta, poco avvezzo al cemento. Superficie su cui invece l’azzurro si esprime ad ottimi livelli.

A chiudere la giornata sono stati poi Andrea Vavassori e Simone Bolelli, l’unico vero aspetto stonato. La sconfitta contro la coppia brasiliana Matos e Melo è stata indolore ma comunque piena di amarezza, perché ha impedito di incamerare un 3-0 che sarebbe stato molto utile in termini di classifica finale. Un grande rammarico soprattutto per i tre match point non sfruttati nel terzo set. Poco male, venerdì 11 settembre ci sarà una nuova occasione per centrare il punteggio netto. Il Belgio, sulla carta, è avversario ben più abbordabile di questo Brasile.

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