Il corteo pro-Palestina organizzato per il 5 ottobre a Roma, a due giorni dal primo anniversario dell’attacco compiuto da Hamas in Israele (oltre 12oo morti e 215 ostaggi), è potrebbe saltare. Il ministero dell’Interno, infatti, sta valutando la possibilità di vietare la manifestazione per i troppi rischi per l’ordine pubblico. A preoccupare sono in particolare i proclami dei giovani palestinesi che, per lanciare l’iniziativa, hanno definito il 7 ottobre la data della “rivoluzione” esaltando i “martiri di Gaza”. In diverse occasioni, nei mesi passati, i cortei sono sfociati in tensioni e disordini ma recentemente si sono svolti regolarmente.

Con l’approssimarsi dell’anniversario si ritiene ci possa essere il concreto rischio di ordine pubblico con “tentativo di inneggiare all’eccidio” e al gruppo terroristico di Hamas. Una decisione simile era stata presa a gennaio, in concomitanza con la ricorrenza del Giorno della Memoria. In quell’occasione il divieto dei cortei da parte delle Questure aveva causato momenti di tensioni in diverse città, in particolare a Milano dove i manifestanti vennero a contatto con le forze dell’ordine nel tentativo di forzare il blocco.

“Scendiamo in piazza a Roma per una manifestazione nazionale, per sostenere il popolo palestinese e il suo movimento di liberazione nazionale – scrivono gli attivisti sui social -, per onorare gli oltre quarantamila martiri di Gaza e i suoi combattenti che da un anno lottano senza tregua, per onorare tutta la Palestina che resiste e insorge contro l’invasore e il suo Stato coloniale”. Da allora si sono susseguiti altri post e annunci sulla manifestazione, in cui si spiega che il movimento “non si fermerà fino a quando non otterremo la piena liberazione e il ritorno”. “Non ci fermeremo, finché ogni centimetro della Palestina non sarà libero dal regime razzista e coloniale sionista!”, le accuse verso Israele.

Contro il corteo si sono schierati esponenti sia di maggioranza che di opposizione, mentre l’Unione delle Associazioni Italia-Israele ha continuato a lanciare appelli al ministro per fermare la manifestazione definita “una contraffazione della realtà”. “Confondere il concetto di resistenza con la barbarie posta in atto il 7 ottobre – le parole della presidente Celeste Vichi – è il disprezzo per gli stessi valori fondanti della nostra Costituzione e Resistenza”.

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