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Gaza, Netanyahu ci prova: “Ha ordinato di aprire un’inchiesta sulla guerra per evitare le accuse della Cpi. Ma il giudice ha detto no”

Uno stratagemma per evitare il processo per crimini di guerra e contro l’umanità dinanzi alla Corte penale internazionale, che però non è andato a buon fine. Il ministro della Giustizia Yariv Levin, su richiesta di Benjamin Netanyahu, ha chiesto al procuratore generale Gali Baharav-Miara di aprire un’indagine penale nei confronti del premier e del ministro […]

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Uno stratagemma per evitare il processo per crimini di guerra e contro l’umanità dinanzi alla Corte penale internazionale, che però non è andato a buon fine. Il ministro della Giustizia Yariv Levin, su richiesta di Benjamin Netanyahu, ha chiesto al procuratore generale Gali Baharav-Miara di aprire un’indagine penale nei confronti del premier e del ministro della Difesa Yoav Gallant sulla conduzione della guerra di Gaza, nel tentativo di evitare l’inchiesta della Corte dell’Aia. Ma il magistrato ha detto no. Lo ha riferito ieri sera Channel 12.

Secondo l’emittente tv, Netanyahu avrebbe voluto che venisse aperta e poi chiusa un’indagine sulla guerra in corso e su come è stata gestita la campagna militare contro Hamas, con un aggiornamento depositato presso la Cpi in cui ci fosse scritto che le accuse erano state indagate da Israele e pertanto non richiedevano l’intervento della corte dell’Aia. Il tutto in base al principio della complementarietà, secondo cui gli organismi internazionali possono intervenire solo quando i sistemi giuridici nazionali non riescono a svolgere il proprio compito. Tuttavia Baharav-Miara ha respinto la richiesta sostenendo che si trattava di un palese stratagemma e che una semplice inchiesta non avrebbe soddisfatto la Corte: il magistrato avrebbe fatto notare di aver già dichiarato pubblicamente che solo una commissione d’inchiesta statale, il massimo livello investigativo previsto in Israele, sull’attacco del 7 ottobre condotto da Hamas e sulla successiva guerra a Gaza sarebbe stata sufficiente.

Esattamente quello che Netanyahu non vuole. Il premier ha finora rifiutato di avviare una commissione statale d’inchiesta sulla serie di fallimenti prima e durante il 7 ottobre, quando migliaia di terroristi guidati da Hamas hanno fatto irruzione nel sud di Israele dalla Striscia di Gaza, uccidendo circa 1.200 persone, prendendo 251 ostaggi, nonostante le frequenti richieste di farlo, anche da parte di alcuni membri della coalizione. Mentre Netanyahu ha affermato di preferire un’inchiesta governativa, Baharav-Miara ha spinto per una commissione statale, sostenendo che avrebbe avuto più indipendenza e portata: una commissione d’inchiesta governativa è composta da membri scelti dall’esecutivo e ha meno poteri rispetto a una commissione statale, che viene nominata dal presidente della Corte Suprema. Soluzione che non piace a Netanyahu, vede quest’ultima soluzione come uno stratagemma legale per cercare di rimuoverlo dall’incarico.

Da parte sua Gallant, che come Baharav-Miara preferisce una commissione statale, ha chiesto al procuratore generale di sostenere almeno un’inchiesta governativa, ha affermato la rete. Channel 12 ha riferito che Baharav-Miara ha respinto l’idea, affermando che probabilmente avrebbe fatto più male che bene all’immagine di Israele presso la CPI poiché “l’indagato non può nominare l’investigatore“.

La richiesta di Levin, uno dei principali alleati di Netanyahu nel partito Likud, è arrivata dopo che questa settimana il procuratore della CPI Karim Khan ha esortato la corte a emettere i mandati di arresto da lui richiesti a maggio contro il primo ministro, Gallant e diverse figure di spicco di Hamas “con la massima urgenza”. Khan ha richiesto i mandati di arresto per le accuse di crimini contro l’umanità e crimini di guerra per le atrocità del 7 ottobre commesse da Hamas e per le politiche militari di Israele nella successiva guerra contro il gruppo terroristico.