Tra gli utenti c'è chi evoca il parallelismo con lo scenario distopico de Il racconto dell'ancella, romanzo scritto da Margaret Atwood
Uno degli argomenti più spinosi quando si decide di andare in un locale è quello relativo al dress code. Un limite che, piaccia o non piaccia, viene imposto spesso per dare un’immagine ben precisa del ristorante, del bar o della discoteca in questione. Se la location è raffinata ed elegante, la pretesa, da parte dei gestori, è di mantenere uno standard di quel tipo. Ma c’è chi supera il limite, con richieste severe e considerate eccessive, oltre che superflue. È il caso del Kim’s Kafe, un ristorante del North Carolina, che ha fatto discutere, e non poco, per la sua lunghissima lista di divieti pubblicata su Facebook.
Tra gli indumenti che non saranno accettati all’interno del locale, infatti, ci sono “i pantaloncini, i crop top, i leggins, i top a spalline, le gonne corte, le scollature visibili, le maglie bianche e gli abiti succinti”, si legge nel post pubblicato dai gestori del locale.
Inevitabile, chiaramente, la rivolta degli utenti, che hanno fortemente criticato l’insolito regolamento del ristorante. Che, tra l’altro, è consapevole di proporre un dress code tanto severo: “Chiediamo che la clientela lo rispetti, come farebbe in qualsiasi altro locale – scrivono i gestori -. Al giorno d’oggi la gente non lascia nulla all’immaginazione, per questo è così severo”.
Ma tra i commenti la scelta non è stata presa con molta simpatia. Anzi, c’è chi evoca il parallelismo con lo scenario distopico de Il racconto dell’ancella, romanzo scritto da Margaret Atwood. E c’è anche chi esprime delle (legittime) lamentele: “È estate e non permettete i pantaloncini corti e le maglie bianche? Ah, buona fortuna!”. La critica più forte, però, riguarda la tipologia di indumenti vietati, quasi tutti ascrivibili all’abbigliamento femminile: “Immagino che tutte le donne debbano vestirsi da suore”, sottolinea qualcuno nei commenti.