Politica

Alla festa di Verdi-Sinistra il “patto della birra” con Conte e Schlein. Ma la platea fischia su Renzi e il palco si infiamma sull’Ucraina

C’è la foto di gruppo, già ribattezzata ‘Patto della birra‘. Quasi per esorcizzare quei precedenti che, dagli scatti ormai storici di Vasto e Narni fino a quello di Campobasso, non hanno mai portato bene al centrosinistra e ai progressisti. C’è la pioggia battente, di fine estate, al parco Nomentano di Roma, per la festa nazionale di Verdi Sinistra, tanto che il padrone di casa, Nicola Fratoianni non si lascia sfuggire la più classica delle battute: “Coalizione bagnata, coalizione fortunata. E piove governo ladro. Fatemelo dire”. E ci sono i leader: dal presidente M5s Giuseppe Conte alla segretaria Pd Elly Schlein, passando per il segretario di +Europa Riccardo Magi, ad Angelo Bonelli, l’altro volto rossoverde. Ma restano anche tutti i nodi irrisolti del vecchio ‘campo largo’: da quello degli ospiti non invitati (da Avs) e sgraditi (pure per Conte), Matteo Renzi e Carlo Calenda, fino alle divergenze sui temi. Su tutte quella più scottante, la politica estera, dall’Ucraina e del tema delle armi, fino alle tensioni sulle elezioni Usa.
Eppure, la strategia resta la stessa, almeno in casa dem. Schlein, la segretaria che si è autodefinita ‘testardamente unitaria’, da settimane tergiversa, schiva il nodo Matteo Renzi, non risponde sul merito. E così cerca di evitare di personalizzare la questione, invisa ai suoi stessi elettori e militanti. “Ragioniamo sui temi, non sui nomi. Se “queste cinque sedie” possono diventare sei o sette? Lo vedremo a tempo debito, è chiaro che le differenze ci sono, ma abbiamo la possibilità di unirci per superarle”, ripete ancora una volta, nel tentativo di calmare la platea che (anche questa volta) fischia e rumoreggia di fronte al rischio di ritrovarsi alleata con il fu Rottamatore e leader di Italia Viva, l’ex segretario che da inizio estate ormai si ripropone nel campo progressista, dopo due anni di voti e convergenze con la destra.
“Vorremmo che chi è qui questa sera fosse l’anima dell’alternativa a chi ci governa”, avverte Fratoianni. Un altro che, come Conte, i protagonisti del fu ‘Terzo Polo’ vorrebbe allontanare dal perimetro della futura coalizione: “Uno va ogni giorno in tv per dire che non governerà mai con noi, l’altro governa qua e là con la destra”. Elly Schlein prende tempo: “Sono convinta che le persone si aspettino da noi una alternativa credibile che si costruisce sui temi”, continua. Ma è proprio sui temi che le differenze tra progressisti e centro sono inconciliabili o quasi. Lo ricorda pure Bonelli: “Carlo Calenda dice che dobbiamo fare l’energia nucleare, vorrebbe dire triplicare il costo dell’energia nel nostro Paese. Basta guardare a quello che accade in Francia”. “Non nascondiamo queste divergenze, ci sono tra noi, cerchiamo di capire se sono superabili”, replica Magi, che invece la porta verso il centro vorrebbe tenerla aperta. E intanto propone un “tavolo permanente” per “iniziare ad affrontare” le differenze. Un invito che non sembra però scaldare più di tanto, al di là del fatto che tutti rispondano positivamente.
Un’unità che si proverà a mettere in pratica in Aula già con emendamenti congiunti alla prossima finanziaria: “Se nella prossima manovra proviamo a stare insieme sui temi, saremo più forti”, insiste Schlein. Conte condivide, ma rilancia su etica pubblica e conflitto d’interessi, pur senza voler affondare sulla questione morale come in passato contro il Pd o citare l’incognita Renzi. Ma è alla fine Magi a scaldare gli animi sul palco (e pure il pubblico, che lo contesta e fischia) pungendo Conte su Trump: “Non ho compreso se la difesa del diritto internazionale, che Conte dice di non trovare pienamente nelle parole di Kamala Harris, spera di trovarla in Trump”. Il leader M5s smentisce di aver difeso l’ex presidente degli Stati Uniti e al tempo stesso critica la linea dell’amministrazione Biden sul Medioriente e Ucraina, precisando di voler applaudire Harris quando questa imprimerà una svolta su Gaza. Così replica a tono alle parole di Magi: “Secondo questa logica, se non sono soddisfatto di come è stato gestito il conflitto russo-ucraino, allora sono filoputiniano? Queste cose lasciale scrivere ad altri”.
Fratoianni cerca con gesti plateali di frenare le contestazioni, pure la moderatrice dell’incontro Serena Bortone prova a smorzare i toni. Non prima però di chiedere a Schlein se intenda aggiungere qualcosa sul tema infuocato della politica estera. Nessuna risposta, nemmeno un cenno del volto. Quando smette di diluviare sul parco Nomentano, resta così giusto il tempo per l’istantanea con il brindisi e le pinte di birra, a favore di videomaker e fotografi. La prima di un cammino ancora lungo.