Il cantautore a Verona per un importante riconoscimento e otto concerti-evento
“Mio nonno si chiamava Augusto, io mi chiamo Claudio, Verona è sulla via Augusta Claudia, costruita tra la fine dell’impero di Augusto e l’inizio di quello di Claudio, l’Arena era nel mio destino”. Con queste parole solenni Claudio Baglioni è sbarcato a Verona perché l’Ordine degli architetti della città gli ha conferito l’iscrizione ad honorem all’Elenco d’Onore dell’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della provincia di Verona.
Nella lunga spiegazione fornita dal Presidente Matteo Faustini, l’attestato arriva per “la sua realizzazione, di Palco al centro dell’Arena di Verona, in funzione del concerto tenutosi in Arena nel 2018 e dei prossimi eventi inerenti li tour aTutto Cuore Plus Ultra che si terrà nei prossimi giorni (19-20-21-22 e 25-26-27-28 settembre) presso l’Arena di Verona, l’Ordine degli Architetti della città scaligera ha individuato in questo spostamento spaziale la volontà da parte del progettista/artista Claudio Baglioni di recuperare li valore identitario di detto luogo, quello di anfiteatro, mettendo in atto un cambiamento dal quale d’ora in avanti non si potrà prescindere”.
Con un filo di commozione l’artista ha confessato: “Sono contento di essere a Verona in una veste diversa e che non mi sarei mai aspettato. Mi sono laureato già grandicello, 20 anni fa, da ‘studente lavoratore’ anche se di lusso. Una laurea vera, voluta da mia madre che voleva che suo figlio facesse un mestiere vero. Sono a tutti gli effetti un architetto anche se credente, ma non praticante”.
“UN ARTISTA DEVE STUPIRE IL PUBBLICO” – E ancora: ”Si dice che la musica sia una architettura senza edificio, con gli stessi passaggi emotivi e addirittura la terminologia si assomiglia. Sono felice di riuscire a chiudere questa esperienza di cantautore e architetto con questi otto concerti all’Arena di Verona, il luogo che forse mi ha iniziato davvero a questa carriera nel 1975. Mi ricordo quella sera, quando cantando ‘Poster’ il pubblico si zittì per ascoltare la mia musica. L’idea di posizionare il palco al centro dell’Arena, pur non essendo facile esibirsi di spalle e mantenere l’attenzione del pubblico, porta una migliore fruizione e visibilità e anche il suono viene meglio distribuito. Il compito di un artista è sempre quello di stupire e andare un centimetro più avanti di quello che il pubblico si aspetta e mettere un palco al centro vuol dire anche questo. Poi ho voluto aggiungere anche le altre arti espressive, interessando una multi-sensorialità di chi assiste e di imparare da tante persone che lavorano con il proprio corpo affinché lo spettacolo sia totale”.
“VEDO PERIFERIE ORRENDE”- L’architetto è come il medico, sbagliare la città dal punto di vista urbanistico è come uccidere le persone, come danneggiare la circolazione del sangue. Vedo delle periferie orrende oggi, io vengo da Centocelle che era un paesino a sé. Ma penso che sia fondamentale sistemare la vita di una città, riorganizzare la circolazione, facilitare il rapporto tra le persone e anche ridare vita ai parchi e ai cortili, che non esistono più. Tutti luoghi dove i ragazzini possono tornare a giocare al pallone. Oggi non si fa più architettura. In Italia i tessuti urbani sono disastrati, il dopoguerra ha creato dei danni. In questo in Francia hanno fatto meglio perché sono stati capaci di valorizzare le periferie…Oggi l’archi-star è impiegato per un atto simbolico”.
“MI PROPOSERO UN HARD DI FANTASCIENZA” – Sono tanti i progetti nella mente di Baglioni per dopo l’addio previsto entro il 2026, dal melodramma alla ripresa degli studi per il pianoforte, forse anche un album nel mentre (“ho composto 20mila pezzi da 30 secondo l’uno”). “Mi fecero un provino anni fa su un film sul caso Majorana (un fisico la cui improvvisa e misteriosa scomparsa, avvenuta nella primavera del 1938, suscitò numerose speculazioni, ndr). Capirono le mie capacità interpretative, sono stato orribile, e mi dissero che era meglio cantassi una canzone. A metà e fine Anni 70 mi arrivarono copioni inverosimili, uno prevedeva anche il coinvolgimento di Battisti. Era su due ragazzi di borgata con una vita tormentata, alla ‘Romanzo Criminale’. Nessuno dei due ha accettato, non so chi ha detto per prima ‘no’ (ride, ndr). Nella mia carriera ho anche ricevuto un copione di un film hard di fantascienza si sarebbe dovuto chiamare “Supersex”, ispirato al fumetto. Era una evoluzione del mondo hard”.
“SANREMO DEVE FARLO CHI FA TV” – “Sanremo? Già non volevo farlo il primo anno, poi ho fatto anche il secondo. Ma no, Sanremo è una super-trasmissione televisiva e deve farla chi fa la tv. I musicisti poi non hanno la visione di quello che accade. Ho avuto qualche proposta di super-consulenza o direzione artistica, ma bisogna avere le capacità. Questo è anche il Paese dei tanti ruoli, del tanto fumo e poco arrosto”.