Un tempo era ‘La Squadra‘, quella che a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta ha conquistato la prima Coppa Davis e altre vittorie epiche. Poi è arrivata la ‘Generazione delle Campionesse‘, che ha scalato le vette più importanti, gli Slam, per la prima volta in WTA. Oggi, invece, il tennis italiano non è solo una ‘squadra’ o una ‘generazione’, ma un movimento d’oro che esonda i confini numerici e le distinzioni di genere e di età. Non sono più solo Adriano Panatta, Paolo Bertolucci, Corrado Barazzutti, Antonio Zugarelli o Roberta Vinci, Flavia Pennetta, Francesca Schiavone, Sara Errani. È un fenomeno più complesso.

Il movimento d’oro della racchetta azzurra
Sì, perché la considerazione d’inizio anno, che vedeva in Jannik Sinner l’unica speranza di successi per l’Italia, è stata sotterrata dalla forza di Matteo Berrettini, la determinazione di Lorenzo Musetti, la tenacia di Lorenzo Sonego, il lavoro di squadra del doppio Bolelli-Vavassori e dalla incredibile rinascita del tennis femminile, capitanato da un’eroica Jasmine Paolini e una stoica Sara Errani. Oltre a loro, ci sono tanti altri giovani in ascesa. Parliamo ovviamente di Flavio Cobolli, Matteo Arnaldi, Luciano Darderi: tennisti giovani e bravi, in grado raggiungere la top 50 della classifica ATP e di farsi valere sui palcoscenici più importanti.

Un movimento, quello italiano, che si è mosso all’unisono. Se Sinner si è preso la vetta del mondo, oltre a quelle d’Australia e d’America, gli altri azzurri sono arrivati dove lui non è riuscito: in semifinale a Wimbledon c’era Musetti, in finale al Roland Garros, invece, Errani e Paolini (in doppio e in singolare). Alle Olimpiadi, poi, di nuovo, Errani e Paolini (d’oro) e Musetti (di bronzo). Se l’altoatesino, invece, si ferma per infortunio, ecco Berrettini, vittorioso in due delle tre finali raggiunte da giugno in poi. Infine, Sonego, che conquista il suo quarto titolo in carriera e raggiunge Sinner tra i tennisti italiani capaci di vincere su tutte le superfici.

Le statistiche chiave
A sottolineare ancora di più questo dominio tricolore sono, in particolare, alcune statistiche: un italiano ha sollevato almeno un trofeo a livello ATP o WTA in ogni mese del 2024 (fino a settembre, al momento); c’è stato almeno un tennista azzurro in tutte le finali Slam stagionali, in tre di essi addirittura due, in singolare e in doppio; è presente un italiano (Sinner, Bolelli/Vavassori, Paolini, Errani/Paolini) tra le prime otto posizioni di tutte le classifiche della Race (che conta i punti acquisiti durante l’anno solare, utile a qualificarsi per le Finals); per la prima volta nella storia un italiano e un’italiana si trovano contemporaneamente nella top 5 ATP e WTA (Sinner e Paolini). Dati, questi, che fotografano la compattezza di un movimento che ha sbaragliato la concorrenza.

Non solo loro, perché, in generale, l’Italia può contare ad oggi anche su sette tennisti in Top 50 ATP, 9 in top 100 (con Bellucci 101), mentre in WTA sono 5 le tenniste tra le cento più forti al mondo. Numeri che si faceva fatica anche solo a immaginare, qualche anno fa, perché mentre gli uomini alzavano la Coppa Davis, nel 1976, l’unica donna italiana a raggiungere una finale (e perderla) quell’anno fu Sabina Simmonds. Viceversa, nel 2010 e nel 2015, anni del primo e dell’ultimo titolo Slam in femminile singolare (Schiavone al Roland Garros e Pennetta agli US Open), nessun italiano è riuscito a vincere un trofeo a livello ATP.

Una questione di record
E, va detto, non è solo una questione di trofei (19, tra tutte le specialità) né di interpreti (9 con almeno un titolo in stagione). Ma anche di record, quelli che restano impressi, come un marchio, nella storia del tennis italiano. Ce ne sono stati tanti, anche solo da giugno in poi. Jannik Sinner è diventato il primo italiano numero uno al mondo, il primo a vincere due Slam e sei titoli in una singola stagione, il primo a vincere almeno un trofeo su tutte le superfici; Jasmine Paolini, invece, è la prima italiana a raggiungere due finali Slam nella stessa stagione, la prima a vincere, sotto il vessillo tricolore, la medaglia d’oro olimpica nel tennis, insieme a Sara Errani.

E che dire della 37enne bolognese: è diventata la prima italiana nella storia a completare il Career Golden Slam, vincendo tutti gli Slam, insieme a Roberta Vinci tra il 2012 e il 2014, e la medaglia d’oro olimpica, con Paolini. La stessa Errani, poi, ha conquistato un altro storico successo con Andrea Vavassori: sono loro la prima coppia tutta italiana a vincere uno Slam (gli US Open) nel doppio misto. Una menziona va anche a Lorenzo Musetti: in una stagione complicata è comunque riuscito a riportare una medaglia di bronzo olimpica in Italia 100 anni dopo l’ultima volta.

A questi record individuali ne va poi aggiunto uno di gruppo, perché, in singolare ATP, non si erano mai visti così tanti titoli (11) né disputate così tante finali (15) in una singola stagione. Numeri che diventano 14, i trofei, e 21, le finali, se si conteggiano anche il doppio e il doppio misto. E che rafforzano ulteriormente la tesi: il movimento tennistico italiano non è mai stato così proficuo, né così vincente.

Non è ancora finita
Ma se il presente è d’oro, il futuro è prospero. Perché la stagione non si è ancora conclusa e sono ancora diversi i record nel mirino degli azzurri. In primis quello di qualificare almeno un italiano in ciascuna specialità delle Finals: Sinner si è già qualificato, Paolini è molto vicina sia in singolare che in doppio (con Errani). E anche Bolelli e Vavassori hanno buone chance di centrare la qualificazione in questo finale di stagione.

Il secondo è quello di bissare la vittoria in Coppa Davis. Una doppietta sfiorata dalla Squadra nel biennio 19761977, ma che potrebbe essere raggiunta da un movimento ancora più solido ed eterogeneo come quello attuale. Senza Sinner e Musetti, il coach azzurro Filippo Volandri si affida all’esperienza di Berrettini e alla giovane spavalderia di Filippo Cobolli, al debutto in maglia azzurra. Con loro, anche Matteo Arnaldi (già vittorioso con Monteiro nel successo contro il Brasile) e la coppia composta da Andrea Vavassori e Simone Bolelli. L’obiettivo? Raggiungere le finali di Malaga per alzare l’Insalatiera per il secondo anno consecutivo. Un record storico, l’ennesimo, che sancirebbe, in via definitiva, la nascita del Movimento d’Oro del tennis italiano.

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