“Noi non veniamo uccisi dalle munizioni israeliane, noi veniamo uccisi dalle bombe occidentali“. Non usa mezzi termini Raji Sourani, direttore e fondatore del Palestinian Center for Human Rights di Gaza, durante la conferenza stampa alla Camera dei deputati, in cui punta il dito contro i Paesi europei e contro gli Stati Uniti, complici secondo lui, della situazione a Gaza e in Cisgiordania. “Israele – continua Sourani – da 11 mesi sta commettendo un genocidio, fino ad oggi ha ucciso più di 45 mila civili, tra cui 17 mila bambini”.
All’evento, organizzato da Assopace Palestina, Amnesty International, AOI e Arci in collaborazione con l’Intergruppo parlamentare per la Pace tra Palestina e Israele, era presente anche Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani nei territori palestinesi occupati. “Il grosso rischio – dichiara Albanese – è che quello che non si è riusciti a prevenire a Gaza si stia espandendo anche alla Cisgiordania“. A confermare le preoccupazioni della relatrice speciale delle Nazioni Unite è anche la testimonianza di Shawan Jabarin, direttore della Ong al Haq: “700 palestinesi sono stati uccisi nel West Bank dal 7 ottobre – racconta – ci sono più di 10 mila prigionieri che vengono torturati e che a volte, quando vengono rilasciati non ti riconoscono più. È successo ad un mio amico, sono andato a trovarlo e non mi ha riconosciuto.”
Il governo italiano deve sospendere immediatamente tutte le relazioni militari che ha con lo Stato di Israele, perché questo è quello che si fa quando ci sono delle violazioni del diritto internazionale – aggiunge Albanese che conclude – la mia richiesta di incontro rivolta al ministro degli Esteri Tajani, in cui avrei riferito le preoccupazioni delle Nazioni Unite, è stata invece declinata”.
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