Per la prima volta dal 2008 gli operai della statunitense Boeing sono entrati in sciopero. Scelta quasi plebiscitaria, il 94,5% dei dipendenti interpellati dai sindacati ha votato a favore della mobilitazione dopo che l’azienda ha respinto la richiesta di un aumento salariale del 25% in quattro anni. A fermarsi dalla mezzanotte sono i 30mila addetti delle linee di produzione dei 737 Max e 777 nelle aree di Portland e Seattle.
La richiesta di aumento è considerata eccessiva dall’azienda, che sta facendo fronte a enormi perdite finanziarie anche in seguito a una serie di incidenti – compresi due disastri aerei – che hanno riguardato principalmente i modelli 737 Max. Inizia così in salita la sfida per il risanamento della nuova amministratrice delegata Kelly Ortberg, nominata il mese scorso. “Noi restiamo impegnati nel ristabilire un rapporto con i nostri dipendenti e con il sindacato e siamo pronti a tornare al tavolo negoziale per un nuovo accordo”, dice la dirigenza del colosso aeronautico in una nota. I lavoratori sostengono però che gli aumenti salariali proposti sono troppo esigui dopo un decennio di stagnazione degli stipendi e l’aumento del costo della vita.
Un dipendente, riporta il Wall Street Journal, ha rimarcato come la paga iniziale proposta dal nuovo contratto, 21 $ l’ora, sia simile a quella di una catena di hamburger locale, Dick’s Drive-In, che offre anche un’assicurazione sanitaria gratuita per i dipendenti e un contributo 401(k). “Si possono guadagnare di più cucinando hamburger”, ha detto.
Nel corso del 2023 i sindacati di altri settori come l’industria automobilistica e o gli sceneggiatori e gli attori di Hollywood sono riusciti a ottenere grandi vittori e importanti aumenti degli stipendi. L’anno scorso, negli Usa, hanno scioperato complessivamente 540mila lavoratori, il doppio dell’anno prima. Quando i dipendenti di Boeing scesero in sciopero nel 2008 provocarono al gruppo perdite stimate in 100 milioni di dollari al giorno.