Non si fermano le indagini per frode in commercio e adulterazione del prodotto legate al gruppo TreValli Cooperlat. Dopo il maxi sequestro in una delle aziende controllate, quella di Fattorie Marchigiane di Colli al Metauro, dove ad aprile scorso sono state sequestrate circa 90 tonnellate di latte e 110 tonnellate di prodotti lattiero caseari, insieme a circa 2,5 tonnellate di sostanze sofisticanti come soda caustica e acqua ossigenata, che secondo le indagini servivano a “correggere” il latte inacidito, la procura di Pesaro ha fatto eseguire al comando Nas di Ancona cinque misure cautelari nel confronti di altrettanti dipendenti dello stabilimento Fattorie Marchigiane.

Come riporta il Resto del Carlino, i cinque non si potranno presentare al lavoro per i prossimi sei mesi, come deciso dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Pesaro. Le misure cautelari sono state notificate a inizio settembre e riguardano cinque dipendenti che ricoprivano un ruolo di responsabilità nello stabilimento all’epoca dei fatti. Si tratta di Bernardo Pittalis, direttore di produzione, assistito dall’avvocato Filippo Ruggeri, Roberto Manna, responsabile di laboratorio, difeso dall’avvocato Cinzia Fenici, Diego Zanchetti, addetto all’inserimento nei sistemi gestionali, difeso dall’avvocato Paolo Filippo Biancofiore, Giuseppe Nucci, consulente aziendale esterno e Frediano Luconi, coordinatore dei siti di produzione entrambi assistiti dall’avvocato Francesco Squillace. In tutto sono però sono più di 10 le persone che risultano indagate.

Come riporta il quotidiano marchigiano già dopo l’apertura dell’inchiesta i cinque, grazie a un accordo sindacale, hanno comunque cambiato mansione, “retrocedendo” da capireparto a operai semplici. Le indagini in questi mesi sono andate avanti con campionamenti e analisi microbiologiche e sono stati sequestrati, come già detto dal Fattoquotidiano.it, telefonini e dispositivi informatici.

La vicenda ha comunque portato un terremoto dentro Trevalli, una delle prime realtà italiane per la produzione di latte e formaggi, che però si è sempre detta tranquilla. A maggio intanto, dopo il maxi sequestro, è saltata la prima testa, quella di Gianluigi Draghi, presidente del consiglio di amministrazione di Fattorie Marchigiane, sostituito da Gianpaolo Lizzi.

E il vaso di Pandora ormai scoperchiato potrebbe essere ancora più profondo. Sì perché oltre all’inchiesta in corso una ex dipendente, come riportava sempre il quotidiano marchigiano in un articolo dell’aprile scorso, ha raccontato quanto accadeva “lì dentro” cioè alla TreValli. La gola profonda non solo ha riferito del latte adulterato perché “arrivava già acido” e “conservato in maniera sbagliata”, ma anche di una condizione lavorativa antisindacale, con contratti mai stabilizzati dopo 22 anni di lavoro e lavori “stagionali” da 365 giorni all’anno. La vicenda quindi non sembrerebbe solo un fatto isolato, ma un vero “sistema”, come denuncia da tempo il perito Daniele Seniga, carabiniere in congedo che da anni lavora nel campo dell’industria del latte come “controllore” della qualità. Proprio Seniga, in un’inchiesta del Fattoquotidiano.it, aveva rivelato di aver scoperto durante un controllo in una delle sotto-cooperative afferenti al gruppo Cooperlat Trevalli che, almeno in un’occasione, il latte era stato mischiato con l’acqua tramite un sistema di doppio fondo di un camion.

Immagine d’archivio

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