Lo scorso luglio, all’indomani della vittoria elettorale del Labour, il neo ministro della Salute Wes Streeting ha commissionato una indagine indipendente sulle condizioni dell’Nhs, il servizio sanitario britannico, dopo 14 anni di governo conservatore. L’incarico è stato affidato a Lord Darsi, luminare della chirurgia mininvasiva e baronetto, già titolare di uno studio simile ai tempi del governo laburista di Gordon Brown.

Pubblicato lo scorso 11 settembre, il rapporto di 150 pagine che ha curato è desolante. Nella lettera di introduzione a Streeting, Darsi scrive: “L’Nhs è in guai seri. La soddisfazione del pubblico è ai minimi dal 2009. Per riconquistarne la fiducia, bisogna essere onesti sulla situazione: ho lavorato nel servizio sanitario per 30 anni, eppure sono rimasto scioccato da quello che ho scoperto conducendo questa inchiesta, e non solo dalla situazione del sistema sanitario ma dallo stato di salute del Paese”.

Dal 2000 l’aspettativa di vita è aumentata, si è fermata dal 2010, ed ha iniziato a decrescere durante la pandemia di Covid. Questo a causa del deteriorarsi delle condizioni di vita dopo la crisi finanziaria del 2008, dalla qualità delle abitazioni alla povertà alla precarietà lavorativa. Fattori non direttamente collegabili al sistema sanitario, ma che hanno avuto un forte impatto sulle sue funzioni, perché hanno portato ad un incremento di condizioni croniche anche in bambini e giovanissimi. Anche a causa della decurtazione del 25% degli investimenti in salute pubblica sono diminuiti i minori vaccinati e gli utenti raggiunti dai programmi di prevenzione.

Gli indicatori di performance sono tutti in negativo rispetto alle promesse fatte nella campagna elettorale vinta dai Conservatori nel 2015. Sono aumentati i tempi d’attesa per tutti i servizi, dal medico di famiglia alle visite e ai ricoveri ospedalieri, anche quelli per tumori o incidenti gravi, ai servizi di salute mentale e di comunità, ai pronto soccorso.

Alcuni esempi: “a giugno 2024, oltre 1 milione di persone erano in attesa di servizi comunitari, tra cui più di 50.000 persone che aspettavano da oltre un anno, l’80% delle quali sono bambini e giovani. Ad aprile 2024, circa 1 milione di persone erano in attesa di servizi di salute mentale.
Le lunghe attese sono diventate normalizzate: ci sono stati 345.000 casi di rinvio in cui le persone hanno aspettato più di un anno per il primo contatto con i servizi di salute mentale — più dell’intera popolazione di Leicester — e 109.000 di questi casi riguardavano bambini e giovani sotto i 18 anni”.

Il Regno Unito è indietro rispetto ad altri Paesi anche nelle cure per il cancro: “Sebbene i tassi di sopravvivenza a 1 anno, 5 anni e 10 anni siano tutti migliorati, il tasso di miglioramento è rallentato notevolmente durante gli anni 2010. Il Regno Unito ha tassi di mortalità per cancro sensibilmente più alti rispetto ad altri Paesi. Non è stato fatto alcun progresso nella diagnosi del cancro allo stadio I e II tra il 2013 e il 2021” anche se nell’ultimo biennio, grazie ai controlli mirati, i tassi di diagnosi precoce sono passati dal 54 al 58%.

Fra le cause indicate, c’è un calo della produttività del sistema malgrado il recente aumento del personale, fino al 17%, con picchi del 35% per il personale infermieristico: “Il budget del Nhs non viene speso dove dovrebbe essere: una quota troppo grande viene destinata agli ospedali, troppo poco alla comunità, e la produttività è troppo bassa”.

“Il numero di appuntamenti, operazioni e procedure non è cresciuto allo stesso ritmo, quindi la produttività è diminuita. La ragione principale di ciò è che i pazienti non fluiscono più attraverso gli ospedali come dovrebbero. Una disperata carenza di capitale impedisce agli ospedali di essere produttivi. Inoltre, lo stato critico dell’assistenza sociale fa sì che il 13 per cento dei letti del Nhs sia occupato da persone in attesa di supporto per l’assistenza sociale o di cure in ambienti più appropriati. Il risultato è che ci sono il 7 per cento in meno di appuntamenti ambulatoriali giornalieri per ogni consulente, il 12 per cento in meno di attività chirurgica per ogni chirurgo e il 18 per cento in meno di attività per ciascun medico che lavora in pronto soccorso.”

Questo è un tasto dolentissimo: in parte, il calo di produttività potrebbe dipendere dall’ondata di scioperi dei giovani medici e, meno frequenti, del personale paramedico che hanno punteggiato gli ultimi anni di governo conservatore; in parte dalla paralisi di alcune procedure ospedaliere nella lunga fase del Covid, che ha fatto esplodere le liste di attesa per gli interventi non salvavita. Ma fra le ragioni di quegli scioperi, oltre che rivendicazioni economiche, c’era la protesta per il superlavoro: ritmi spaventosi, che stanno inducendo molti professionisti a lasciare il pubblico per il settore privato. Questo esodo si somma all’esaurirsi del flusso di professionisti europei dopo Brexit.

Da medico, Darsi non manca di sottolinearlo: “È importante sottolineare che la diminuzione della produttività non riduce il carico di lavoro per il personale. Al contrario, rovina il loro piacere nel lavoro. Invece di impiegare il proprio tempo e talento per ottenere risultati migliori, gli sforzi dei medici vengono sprecati nel risolvere problemi di processo, come cercare disperatamente posti letto disponibili tra i reparti”. Una situazione disfunzionale, di paralisi, con soluzioni complessissime.

Sul piano politico, il rapporto Darsi offre al governo laburista l’opportunità di biasimare i Tories per il disastro, e di far digerire agli elettori un piano di riforme pesanti. Che è stato annunciato in primavera, con la premessa, direttamente da parte del primo ministro Starmer, che i fondi necessari saranno vincolati all’approvazione di quelle riforme. Non è chiaro cosa significhi, oltre alla ulteriore apertura a soluzioni tecnologiche come l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per il supporto organizzativo e per le diagnosi, e alla ottimizzazione amministrativa: strategie già adottate con poca fortuna dai Conservatori.

Ma, come nota il Financial Times, le condizioni generali delle finanze pubbliche non consentono investimenti ad ampio raggio: puntare sul rilancio dell’Nhs, che è un obiettivo politico cruciale per vincere le prossime elezioni, significa sacrificare altri comparti pubblici altrettanto in difficoltà.

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