“Fontana, ma va’ a ciapà i ratt!”. Non può che essere in dialetto la risposta delle opposizioni all’ultima trovata della Lega in Regione Lombardia, ovvero spendere oltre un milione di euro in tre anni per installare la cartellonistica stradale anche “in lingua lombarda.

A sollevare il caso in commissione Cultura è stata la 5Stelle Paola Pizzighini, che ora incalza la Lega: “Deve spiegare in quale modo spendere un milione di euro dei cittadini per aggiungere cartelli stradali in lingua lombarda possa tutelare quella ‘lingua lombarda’ che, come già chiarito anche dall’ex assessore leghista Galli, non esiste. Siamo stati i primi a manifestare le nostre perplessità, bene che anche le altre forze di opposizione si siano schierate contro l’ennesima proposta fuffa della destra”.

Dal Pd ecco il capogruppo Pierfrancesco Majorino, che in un video sui social scherza in dialetto con Fontana (“Ma va’ a ciapà i ratt!”) e poi si fa serio: “Ma Santo Cielo, ma cosa può entrare nella testa di chi governa Regione Lombardia? Io sono senza parole, abbiamo un sacco di necessità, di servizi da rilanciare, il problema dei fondi per la disabilità e mettiamo un milione per scrivere un po’ di roba in dialetto in giro? Sono allibito”.

Dal Pd nazionale interviene anche il deputato Nicola Irto: “Udite udite, oltre un milione di euro per promuovere la lingua lombarda. La Lega è pronta a spendere denaro pubblico per propagandare la secessione, già avviata con l’autonomia differenziata. Nuccio Ordine ci ha insegnato che la lingue e la letteratura italiana sono strumenti di libertà e civiltà contro i confini, le barriere, le disuguaglianze”. Il consigliere regionale dem Carlo Borghetti cita Fantozzi: “In questo caso si può proprio dire: la Lega ha fatto una proposta che è…una cagata pazzesca”. Protesta pure Luca Paladini, consigliere di Patto civico e fondatore dei Sentinelli di Milano: “I lombardi non hanno più i soldi per pagarsi le cure, tagliano i fondi sul sostegno alle persone con disabilità e queste sono le loro priorità. Mi vengono solo parolacce. In italiano e in milanese”.

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