Il numero uno di Unicredit, Andrea Orcel inizia a scoprire le carte nella partita avviata su Commerzbank, seconda banca tedescadi cui il gruppo italiano ha comprato il 4,5%, salendo al 9% del capitale. Giovedì Orcel ha affermato che l’inizio di scalata potrebbe preludere ad “un’acquisizione completa”. “Potremmo salire, scendere e combinare. Siamo molto pazienti”, ha aggiunto.

Il banchiere, intanto, ha incassato un primo via libera della Banca centrale europea. La Bce “tipicamente non commenta su singoli istituti bancari” e la vigilanza unica “farà quello che deve fare in piena indipendenza”. Ma “le fusioni bancarie transfrontaliere sono auspicate da molte autorità, e sarà interessante vedere gli sviluppi nelle prossime settimane”, ha detto Christine Lagarde.

A qualche socio di Unicredit inizia così a venire l’acquolina in bocca, ipotizzando che l’acquisto della banca tedesca possa aumentare il valore per gli azionisti. Sia Cariverona, sia la Fondazione di Modena, si sono espresse favorevolmente sulla prospettiva. Da tenere presente che tra i primi soci di Unicredit c’è anche il colosso assicurativo tedesco Allianz, titolare del 2,8% e con una piccola partecipazione anche in Commerzbank. Il primo azionista di Unicredit, con il 7%, sono gli statunitensi di Blackrock, presenti anche nel capitale Commerzbank anche qui con una quota del 7%.

A questo punto anche gli obbligazionisti iniziano a scommettere che Unicredit rileverà Commerzbank. I costi di indebitamento dei due dei principali istituti di credito europei convergono, segno che gli investitori stanno iniziando a prezzare un accordo.

Gli ostacoli, tuttavia, non mancano. Innanzitutto i sindacati della banca tedesca che hanno subito alzato le barricate e non si sono risparmiati dichiarazioni di dubbio gusto in merito all’italianità del possibile acquirente. Anche oggi il sindacalista Stefan Wittmann, membro del consiglio di sorveglianza di Commezbank, intervistato dal quotidiano economico francese Les Echos, ha detto di “preferire una cooperazione con una banca francese” piuttosto che gli italiani. “Ci capiamo meglio con i francesi in termini industriali – spiega – che con i milanesi”, ricordando che “due grosse banche francesi hanno manifestato il loro interesse a crescere nel mercato tedesco”. Dunque, “se proprio Commerzbank non può restare indipendente, spiega Wittmann, sarebbe meglio che avviasse contatti per una cooperazione con una banca francese”.

Voce in capitolo l’avrà, naturalmente, anche lo stato tedesco, colto di sorpresa dal blitz di Unicredit, e che rimane primo azionista di Commerzbank con una partecipazione del 12%. È il lascito dell’operazione di salvataggio del 2008 che costò ai contribuenti tedeschi 5 miliardi di euro, unico modo per salvare la banca, fortemente esposta nel settore dei mutui subprime statunitensi. Berlino, per ora, ha imposto un blocco di 90 giorni alla vendita di altre quote di Commerzbank.

“Abbiamo bisogno di banche forti e robuste“, dice intanto il presidente della Bundesbank, la banca centrale tedesca, Joachim Nagel. Pur non esprimendo commenti diretti sulla prospettiva di una fusione di Commerzbank con Unicredit il banchiere ha indicato gli obiettivi che le autorità di regolamentazione guarderanno con attenzione. “In una fusione bancaria, comunque vada a finire, ci si riduce a modelli di business che si completano a vicenda e se alla fine una banca è competitiva”, ha affermato. “È anche chiaro che la Germania ha bisogno di banche forti che finanzino le imprese per affrontare le sfide future. È proprio questo che conta nel caso in questione“.

Unicredit è una banca che gode di buona salute. Come la gran parte delle banche europee, beneficiarie del rialzo dei tassi Bce, è reduce da due anni da favola, con bilanci record. Nel 2023 la banca ha incassato profitti per 9,5 miliardi di euro che si sommano ai 6,5 miliardi del 2022. Nell’ultimo anno il valore della banca in borsa è aumentato di oltre il 70%, con una capitalizzazione che ora supera i 60 miliardi di euro, più di tre volte quella della possibile “preda” tedesca.

Negli ultimi due esercizi Commerzbank ha fatto 5,4 miliardi di utili e ha impieghi (prestiti a famiglie e imprese) per 278 miliardi di euro, circa la metà di Unicredit. Commerzbank è uno dei grandi finanziatori del Mittelstand , la rete di piccole e medie imprese che costituiscono la spina dorsale dell’economia industriale tedesca. Pmi che vanno incontro ad un periodo complesso che probabilmente richiederà importanti (e dolorose) ristrutturazioni.

Il sistema industriale tedesco, superato da Cina e Usa nell’auto elettrica e duramente colpito dalla fine dell’energia a basso costo garantita dai flussi di gas russi, va incontro ad una fase tempestosa. Cambiamenti nel sistema del credito arriverebbero insomma in un momento particolarmente delicato. Molte imprese del Nord Italia, tra cui quelle clienti di Unicredit, sono profondamente integrate con le filiere industriali tedesche. Ne condividono insomma i destini, acquisendo Commerzbank, Unicredit si farebbe doppiamente carico di accompagnarle questa trasformazione. Sfida affascinante ma tutt’altro che semplice.

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