“Lo chiamiamo copilot, un copilota che ci affianca nel nostro lavoro e che ci aiuta a farlo meglio, perché ci fa accedere a delle conoscenze che come singolo non potrei mai avere. Amplificherà il modo in cui lavorerò piuttosto che diminuire il mio valore”. Per l’amministratore delegato di Microsoft Italia, Vincenzo Esposito, è questo il cuore dell’intelligenza artificiale per il mercato del lavoro. Un’opportunità, quindi, più che un rischio. “Cambierà i tipi di lavoro o di professionalità – nota la rettrice del Politecnico di Milano, Donatella Sciuto – Sicuramente ci saranno dei gruppi di lavoro che avranno bisogno di meno persone per fare le stesse cose, ma a questo punto con questo calo demografico non sarà un male nel futuro”. E qui arriva uno slancio di ottimismo: “Si può aumentare la produttività: se io ho meno persone in azienda per fare lo stesso lavoro, forse le posso pagare meglio“. Si vedrà. Intanto la sfida si gioca anche sul filo della regolamentazione: “Negli Stati Uniti, ma soprattutto in Cina c’è un approccio più leggero alla regolamentazione e questo fa si che l’innovazione avanzi più velocemente”, nota Esposito sottolineando che in Europa è il contrario, la regolamentazione viene prima di tutto e “di conseguenza l’innovazione rallenta. Bisogna trovare la giusta via di mezzo, siamo di fronte a una tecnologia che cambierà il mondo, è giusto regolamentarla ma è giusto farla per gradi”.

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