di Filomena Ricci*

La ormai nota delibera n. 509 dell’8 agosto 2024, che ha approvato l’abbattimento di 469 cervi in due aree dell’aquilano in Abruzzo ha sollevato un coro di dissenso. A dire no a questa strage insensata, oltre alle associazioni ambientaliste e animaliste, infatti, ci sono personalità della cultura e dello spettacolo, cooperative che operano nel settore del turismo naturalistico e più di 100.000 persone che hanno firmato la petizione online.

Domenica 15 settembre a L’Aquila, in piazza Regina Margherita, a partire dalle 10:30 più di venti associazioni coordinate dal WWF Abruzzo, invitano tutti i cittadini a partecipare al sit-in per chiedere con forza alla Giunta regionale a guida Marsilio di ritirare la delibera e di trovare alternative che non si basino su piombo e fucili, se davvero il problema sono i danni all’agricoltura e il rischio di impatto con autoveicoli.

Nei giorni scorsi le associazioni hanno inviato una nota al Consiglio regionale abruzzese, al Ministero dell’Ambiente e all’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) con osservazioni alla Relazione tecnica allegata alla delibera di inizio agosto, sottolineando come questo studio non fornisca elementi né sul collegamento tra presenza di cervi e danni alle colture o incidenti stradali, né tantomeno sull’efficacia degli abbattimenti per ridurre eventuali danni a cose o persone.

Puntuale è arrivata la risposta dell’Ispra che, se da un lato conferma la propria valutazione finalizzata al rilascio del parere rispetto alle metodologie e ai risultati dei censimenti, dall’altro ben evidenzia due punti fondamentali per la narrazione di quanto sta accadendo in Abruzzo.

L’Istituto, infatti, ribadisce in premessa che “… la gestione faunistico-venatoria necessita di un approccio di tipo olistico, per il quale sono necessarie competenze non soltanto biologiche e naturalistiche ma anche economiche, sociali e culturali” e che tali competenze non attengono all’Ispra, ma agli organi deputati al governo del territorio – “Si ritiene che tal ambiti di valutazione siano più propri dell’Amministrazione territorialmente competente la quale, alla luce di valutazioni di carattere sia biologico sia di altra natura, potrà valutare l’opportunità di autorizzare il prelievo venatorio della specie in questione”.

Altro punto molto importante nella nota Ispra è quello che attiene ai danni e agli incidenti stradali: “… la bassa rilevanza dei danni e degli incidenti stradali non influiscono sulla valutazione della sostenibilità o meno del prelievo; a titolo di esempio si evidenzia che anche il prelievo di altre specie, quali la lepre europea, non è finalizzato ai danni causati dalla specie” . E sulla base di tali considerazioni, si specifica che la proposta di gestione del cervo in Abruzzo si configura più come prelievo ordinario in caccia di selezione dei cervidi che non come controllo delle specie, ai sensi dell’art. 19 della Legge n. 157/92).

La decisione di se e come intervenire su una popolazione è quindi una responsabilità di chi governa il territorio. Se l’obiettivo è trovare soluzioni che vadano realmente a limitare i danni all’agricoltura e il rischio da impatto con autoveicoli, le alternative vanno studiate e applicate scientificamente. Altrimenti, si sta semplicemente trovando una “scusa” a una scelta politica già fatta: la Giunta Marsilio sta di fatto caricando i fucili dei cacciatori!

*delegata WWF Abruzzo

Foto di © Luca Di Vincenzo

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