Morto per l’emorragia provocata dalla rottura dell’aorta addominale. Sarebbe questa la causa del decesso dell’uomo investito e ucciso a Viareggio dall’imprenditrice balneare Cinzia Del Pino che era stata derubata della borsa che aveva appoggiato sul sedile dell’auto. La 65enne, per la quale sono stati disposti gli arresti domiciliari, si è lanciata in un inseguimento dell’uomo con il suo Suv Mercedes e lo ha travolto.
Secondo quanto anticipato dall’avvocato Enrico Marzaduri, legale della donna, dall’autopsia emerge che “c’è stato sicuramente l’impatto reiterato ma non ci sono quei segni di soverchiamento” che indichino “lesioni o segni di pneumatici e di passaggio della vettura sopra il corpo”, “non c’è passaggio sopra“. Come si vede nel video ripreso dalla telecamera di sorveglianza (e ci sarebbero altri cinque filmati, rende noto il legale) Cinzia Del Pino ha colpito con l’auto l’uomo per quattro volte, schiacciandolo contro la vetrina del negozio. Poi ha recuperato la sua borsa ed è andata via senza preoccuparsi delle condizioni della vittima.
Intanto, anche grazie alle sorelle che da Casablanca, in Marocco, hanno chiesto giustizia tramite una tv in lingua araba, emerge che la vittima potrebbe aver vissuto in Italia sotto falso nome per anni. Una falsa identità, un alias che lo faceva conoscere alle autorità italiane, forze dell’ordine comprese, come Said Malkoun, 47 anni, algerino. Mentre invece il vero nome sarebbe Nourdine Naziki, l’età 52 anni e la nazionalità marocchina. Said Malkoun è l’identità che risultava alle banche dati e, verosimilmente, anche quella che compariva da più tempo nei verbali di polizia e nelle denunce per reati contro il patrimonio (furti) a lui attribuiti. Compariva pure nelle pratiche di espulsione che lo avevano riguardato, anche con permanenze in Cpr. I familiari si sono mossi insieme agli amici in Italia e hanno contattato un avvocato a Viareggio, pertanto fra gli accertamenti verrà appurata in modo definitivo anche la vera identità della vittima.
E su un cantiere dell’ex Camera del lavoro è comparsa una scritta che contesta la scarcerazione della nonna, posta agli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico. “Chi ha soldi ha potere, legge non uguale per tutti. Rip Said Malkoun”, recita la frase tracciata con una vernice spray nera. Un modo che sembra criticare la decisione del giudice di Lucca dopo l’interrogatorio di garanzia, mentre sui social prosegue la polemica tra chi dice di comprendere la reazione della donna a causa dell’emergenza sicurezza sul litorale, e chi attribuisce tale reazione al clima di propaganda anti-immigrati.