“Compagno mio non ti pare che stai giocando con il fuoco? Sei un verme, parli solo con gli avvocati, non parli da uomo a uomo”. Poi il gesto della pistola alla gola, e la chiosa: “Vieni qui, esci fuori se sei uomo. Perderai la tua tranquillità”. Sono le parole che Salvatore Langellotto avrebbe rivolto al confinante di una sua proprietà a Sant’Agata di Massa Lubrense, intestata a Ro.sa srl (già Rosa sas). È una delle 14 aziende colpite a febbraio da un’interdittiva antimafia perché riconducibili al pregiudicato di camorra, 4 anni e mezzo di condanna per concorso esterno nel clan Esposito, poi di nuovo arrestato per altri reati.

Le frasi sono estratte da atti giudiziari che ilfattoquotidiano.it ha potuto visionare. Infatti c’è una nuova inchiesta su Langellotto, imputato e ai domiciliari col braccialetto elettronico per aver mandato all’ospedale l’ambientalista Wwf Claudio d’Esposito e per aver stalkerizzato il giornalista del Fatto quotidiano Vincenzo Iurillo. L’imprenditore edile di Sant’Agnello stavolta è accusato di minacce e tentata estorsione. Indaga la procura di Torre Annunziata guidata da Nunzio Fragliasso, che ha ridato impulso a un’inchiesta che languiva in un cassetto, e pareva destinata all’archiviazione. Dalla quale si è salvata grazie a una memoria dell’avvocato Giuseppe D’Alise, che ha invitato gli inquirenti a rileggere la pericolosità di quelle parole alla luce dei precedenti penali di chi le pronunciava.

Così a luglio i carabinieri di Massa Lubrense hanno convocato come teste la moglie della vittima, che ha confermato l’episodio avvenuto il 1 novembre 2022. Quasi cinque mesi prima dell’aggressione di Langellotto a d’Esposito, compiuta a Sant’Agnello in tutt’altro contesto e per altre ragioni, il rancore per le vecchie denunce dell’ambientalista che ne impedirono la realizzazione di 228 box in un ex agrumeto di Sorrento. Dalla quale sono scaturiti poi gli articoli di Iurillo, a sua volta finito nel mirino del pregiudicato per il racconto della benedizione religiosa dei suoi camion sul sagrato della Chiesa di Sant’Agnello.

I dettagli della nuova vicenda di Sant’Agata sono sgradevoli. L’oggetto del contendere è l’appropriazione di 42 metri quadri di terreno di proprietà del confinante, grazie alla quale Langellotto ha potuto ricavare un varco carrabile e qualche posto auto. La vittima è un uomo di circa 65 anni, debole e dalla salute precaria, tornato a casa dopo decenni di lavoro in Sudamerica. Con la moglie gestisce un piccolo ma grazioso bed and breakfast, vicino alla piazza dove si è svolto il Festival Internazionale del giornalismo e del libro d’inchiesta, che ha visto tra i suoi ospiti Nicola Gratteri, Marco Travaglio, Giulia Innocenzi, Sigfrido Ranucci e Luigi de Magistris. Il Festival, giunto alla quarta edizione, quest’estate è stato organizzato da un’associazione no profit, con la direzione artistica di Vincenzo Iurillo. Sono precisazioni utili a spiegare altri fatti dei quali riferiremo dopo.

Nell’altra proprietà c’è una palazzina dove vivono alcuni familiari di Langellotto. Che per ovvie ragioni frequentava spesso il posto per andare a trovare i suoi cari. Alla denuncia è allegata la sentenza del giudice civile che imporrebbe a Rosa srl di Langellotto di restituire la porzione di terreno occupata senza titolo, e di ripristinare gli abusi compiuti. La sentenza non è stata mai eseguita. Anzi, dopo la notifica, sarebbero iniziati i nuovi problemi del denunciante: provocato per strada, insultato, avvicinato da un dipendente dell’imprenditore: “Salvatore ti vuole parlare”. Al rifiuto dell’uomo, Langellotto si è fatto trovare un giorno lì: le due proprietà hanno caratteristiche tali che, volendo, l’imprenditore e chiunque altro potrebbe scavalcare con un salto ed entrare. La vittima stava pulendo la canna fumaria. È scappato. Il giorno dopo ha denunciato. Ora lui e la moglie vivono nel terrore. Ilfattoquotidiano.it ha parlato con loro e con altre persone. Sostengono che sono amareggiati non soltanto per i torti subiti, ma pure per il sostegno che il territorio di Sant’Agata ha offerto al loro carnefice e ai suoi familiari. “Lo hanno sempre trattato bene, dicono che ha portato ricchezza e lavoro, che è una vittima dei magistrati, che i suoi cari stanno a loro volta costruendo una famiglia, che dovremmo avere comprensione”, questo il sunto della loro versione. Qualcuno ha visto la moglie del minacciato, mentre ne parlava, scoppiare in lacrime.

Sfoghi dettati dal dispiacere. Ma che sgorgano da un fondo di verità, per quanto riguarda l’atmosfera che si respira a Sant’Agata: infatti nella notte tra il 26 e il 27 gennaio, pochissime ore dopo l’arresto di Langellotto, un ex politico ed ex esponente dei Vas, residente a Sant’Agata e collegato a una familiare di Langellotto, ha iniziato a perseguitare sui social Iurillo e gli altri organizzatori del Festival. Da quel giorno e in diversi mesi ha scritto ossessivamente numerosissimi post diffamatori contro di loro e contro la vice sindaco di Massa Lubrense Giovanna Staiano, messa nel tritacarne per aver patrocinato l’evento. Gli scritti persecutori si sono intensificati prima e dopo l’arrivo a Sant’Agata di Gratteri, e prima dell’arrivo del presidente dei Vas Stefano Zuppello, ospite dell’evento con de Magistris che ha chiuso la rassegna il 2 settembre. Zuppello allontanò l’ex politico di Sant’Agata da un ruolo dirigente dei Vas dopo aver letto alcuni suoi interventi sui social contro Iurillo e d’Esposito, pubblicati nelle ore e nei giorni immediatamente successivi all’arresto di Langellotto.

Ma il post più violento è apparso il giorno di Ferragosto. Era contro Iurillo, riconoscibile attraverso chiare allusioni, tra cui una al passato di suo padre, sulla stessa scia di quel che urlò Langellotto contro il cronista del Fatto durante l’intervista di Giulio Golia alle Iene. Eccone alcune perle: “Buon Ferragosto cialtrone… hai sempre vissuto con i soldi di papino in affari coi camorristi… i cittadini che ti hanno accolto nel loro comune non hanno avuto le palle di prenderti a pedate per aver fatto apparire quel paese addirittura come patria di camorra, senza considerare il male che facevi… cambia aria!!! Vai a fare il cialtrone da qualche altra parte, a Massa Lubrense non abbiamo bisogno di cialtroni e lestofanti”. Insulti in mezzo ad altri insulti. Il passaggio più inquietante del testo però è questo: “Ma ai figli e ai parenti di chi prendi di mira hai mai pensato”? Un chiaro riferimento ai familiari di Langellotto residenti a Sant’Agata. Una incitazione all’odio contro il cronista. Ecco perché la sera del 2 settembre nella piazza del Festival era presente un numero di poliziotti maggiore del previsto.

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