Giorgia Meloni difende Matteo Salvini attaccando la Procura di Palermo. Passa meno di mezz’ora dalla conclusione della requisitoria con cui i magistrati chiedono sei anni di condanna per il vicepremier al processo Open Arms, e la presidente del Consiglio interviene con un post sui social duramente criticato dalle opposizioni. “È incredibile che un Ministro della Repubblica Italiana rischi 6 anni di carcere per aver svolto il proprio lavoro difendendo i confini della Nazione, così come richiesto dal mandato ricevuto dai cittadini – afferma Meloni -. Trasformare in un crimine il dovere di proteggere i confini italiani dall’immigrazione illegale è un precedente gravissimo. La mia totale solidarietà al Ministro Salvini”. Un intervento “molto inopportuno” attacca Elly Schlein, richiamando al principio della separazione del potere esecutivo da quello giudiziario.

Nuova tensione tra governo e pm – Va così in scena un nuovo episodio della storia di tensioni fra il governo e le toghe, al suo apice poco più di un anno fa quando fonti di Palazzo Chigi adombravano il sospetto che “una parte della magistratura” svolgesse “un ruolo attivo di opposizione“. Tutto ora accade in un clima avvelenato da timori di complotti, a più voci rilanciati in questi mesi da esponenti della maggioranza, mentre si avvicina l’apertura dei centri per migranti in Albania, attesa entro fine mese. Un’iniziativa inedita, come inedito fu nell’estate 2019 il caso della nave della ong rimasta in mare tre settimane con decine di immigrati soccorsi nel Mediterraneo. E per questo è facile attendersi ricorsi ai Tribunali, come è accaduto anche in seguito al decreto Cutro, con le procedure accelerate per il rimpatrio, bocciate un anno fa dai giudici di Catania, poi modificate e applicate nei giorni scorsi per riportare in patria due tunisini.

La difesa dei confini è uno dei pilastri del programma del centrodestra, che rivendica da mesi di aver cambiato l’approccio alla gestione delle migrazioni in Europa, di aver ridotto a un terzo gli sbarchi rispetto al 2023, e prepara una revisione della legge Bossi-Fini per evitare frodi nell’utilizzo dei flussi regolari. La maggioranza giustifica l’operato di Salvini quando era ministro dell’Interno nel primo governo Conte. Il leader della Lega si difende con un videomessaggio montato come fosse un’arringa, o un interrogatorio, sfondo scuro e luce puntata sul volto, con musica di tensione in sottofondo: è un processo politico, in sostanza la linea. Tante le telefonate di solidarietà che riceve, inclusa quella del presidente della Camera Lorenzo Fontana. “Salvini ha fatto il suo dovere di ministro dell’Interno per difendere la legalità – sostiene Antonio Tajani -. Chiedere 6 anni di carcere per questo motivo appare una scelta irragionevole e per giunta senza alcun fondamento giuridico”. E parla di “una evidente e macroscopica stortura” nonché di “un’ingiustizia per lui e per il nostro Paese”, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.

Le opposizioni: “Inopportuno l’intervento della premier” – È sostanzialmente la stessa linea dettata da Palazzo Chigi, e ritenuta inopportuna dalle opposizioni. “Stupisce che mentre Meloni ha trovato il tempo di commentare il processo Salvini, da ieri non abbia ancora proferito una parola sul patteggiamento di Giovanni Toti”, nota Schlein. “Il rispetto istituzionale imporrebbe di non commentare processi aperti”. Il senatore del Pd Filippo Sensi lo definisce “uno strappo istituzionale con pochi precedenti”, da parte di una destra che “non è più nazionale o nazionalista, ma una minaccia globale ai diritti fondamentali”. E per Nicola Fratoianni, leader di Sinistra italiana, “quello a Salvini non è un processo politico” ma “un processo a chi ha sequestrato 147 persone, e se lo ha fatto per obiettivi politici è semplicemente ancora più grave”. “Lo dico alla presidente del Consiglio Meloni”, continua Fratoianni, “perché parla di difesa dei confini, ed è grave il suo intervento nel metodo e nel merito”.

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