Politica

Calenda: “Non è che Costa ha lasciato Azione, sono stato io a dire che non era più il suo partito. Gelmini? Non va via”. Frecciata a Renzi

Enrico Costa? In realtà non è uscito di sua iniziativa dal partito ma continuava a dire: ‘Se fate questo e quest’altro, io esco”. E siccome un singolo parlamentare non può dettare un continuo ultimatum al proprio partito, gli ho detto con affetto che Azione non è più il suo partito e che avrebbe dovuto trovarsene un altro”. Sono le parole pronunciate ai microfoni della trasmissione Il caffè della domenica, su Radio24, dal leader di Azione Carlo Calenda sull’addio di Enrico Costa, ora passato nuovamente a Forza Italia.
“Il nostro è un partito che ha fatto congressi – continua il senatore di Azione – e ha organi decisionali. Quindi, o si sta dentro un partito oppure si decide di andarsene. E siccome questa decisione non maturava mai ma veniva demandata a ultimatum, abbiamo detto a Cosa: ‘Buona strada nella destra, siamo felici per te’. Poi non so come farà Enrico Costa, che è un garantista di ferro, a stare in una coalizione che è quella ad aver introdotto più reati nella storia recente. Ma sono fatti che riguardano lui”.

Calenda smentisce anche le voci secondo cui Maria Stella Gelmini seguirebbe Costa e lancia una bordata all’ex parlamentare berlusconiana: “Gelmini non va via, almeno che io sappia. Abbiamo un incontro martedì. Da quel che ha detto lei, credo sia in tensione per la scelta dei candidati in Liguria e il sostegno al centrosinistra. Ma bisogna avere molto rispetto per il partito che prende le decisioni, cioè il partito territoriale. Abbiamo chiesto con forza ad Andrea Orlando (candidato alla presidenza regionale, ndr) degli impegni molto precisi sulle infrastrutture, ma in ogni caso non si può prescindere dal territorio, altrimenti non si costruisce un partito”.

Circa il campo largo, Calenda ribadisce la sua posizione ferma: “Noi rimaniamo al centro, dove siamo sempre stati. Non siamo mai entrati nel campo largo persino quando non c’era il M5s con Letta, perché Avs faceva delle proposte assurde. Quindi, rimarremo esattamente dove siamo e di volta in volta valuteremo la qualità dei candidati del centrodestra e del centrosinistra. Elly Schlein? Io parlo regolarmente con lei, così come parlo piuttosto regolarmente con Giorgia Meloni – rivela – Lo facevo anche col governo Conte, provo cioè sempre a dare buoni suggerimenti, ad esempio su industria 4.0 e sulle crisi aziendali. Nel nostro spirito di fare politica non esiste il nemico ma ci si relaziona sulle cose concrete. Con Elly Schlein ci siamo incontrati a Cernobbio e ci siamo confrontati sui temi politici. Su alcune cose siamo d’accordo, su altre molto meno”.

E infine l’inevitabile frecciata all’ex alleato Matteo Renzi in risposta alla conduttrice Maria Latella che gli chiede se si sia fatta un’idea sul modo in cui è nato l’avvicinamento tra il leader di Italia Viva e Schlein : “Non mi sono fatta nessuna idea ma è molto difficile farsela, nel senso che lei parla con una persona che ha riportato Renzi in Parlamento (e questa è una mia responsabilità nei confronti del paese), con lui che giurava che avrebbe fatto 10 passi indietro perché guadagnava milioni di euro e quindi non si occupava più di politica. Il giorno dopo – continua- l’ha visto far votare La Russa per avere delle nomine, successivamente gli ha sentito dire che Berlusconi era il più grande statista della storia e che lui ne era l’erede. Poi è andato da Forza Italia per candidarsi insieme agli europei, è stato respinto e infine si è messo nel campo largo. Come fa uno a prevedere cosa farà Renzi domani? Si farà i fatti suoi come ha sempre fatto. Ma io non conosco la situazione”.