F1 & MotoGp

Il talento di Piastri brilla a Baku: così ha sorpreso un distratto Leclerc. E ora qualcuno dica che la F1 è noiosa

Trionfa Oscar Piastri a Baku, in una gara condotta alla perfezione. L’australiano è riuscito a superare Leclerc (2°) dopo il cambio gomme, non lasciando più la vetta fino al traguardo. Sul podio anche George Russell, davanti a Norris e Verstappen (l’inglese è ora a 59 punti di svantaggio dall’olandese in classifica Piloti). Nel finale vanno […]

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Trionfa Oscar Piastri a Baku, in una gara condotta alla perfezione. L’australiano è riuscito a superare Leclerc (2°) dopo il cambio gomme, non lasciando più la vetta fino al traguardo. Sul podio anche George Russell, davanti a Norris e Verstappen (l’inglese è ora a 59 punti di svantaggio dall’olandese in classifica Piloti). Nel finale vanno a muro in un contatto di gara Sainz e Pérez, non bene per sia per Ferrari sia per la Red Bull in ottica Costruttori. Hanno chiuso la top-10 Alonso (6°), poi le Williams di Albon e Colapinto, quindi Hamilton e Bearman (sulla Haas al posto dello squalificato Magnussen). La prossima settimana si vola a Singapore.

Il commento del Gran Premio di Baku 2024
Questione di talento, poco da fare. Oscar Piastri lo ha già dimostrato e merita così una vettura che possa lottare in fondo per il Mondiale. Quella che la McLaren gli sta dando, esaltandone le qualità, in una F1 tornata appassionante dopo la soporifera stagione 2023 dominata dall’uragano Verstappen. Si provi ora a dire che le gare del Circus sono noiose, specie se – fino al botto PérezSainz – c’erano quattro vetture in lotta in meno di tre secondi. Sono insomma GP che tengono incollati dall’inizio alla fine, come a Monza. Guidare a Baku è questione di talento, avere anche la capacità (con le gomme finite) di far scivolare l’auto in sovrasterzo fino a baciare il muro, per poi spingere alle massime velocità le vetture considerando il rettilineo più lungo del Mondiale (2,2 chilometri). La battaglia di oggi l’ha vinta l’australiano contro un deluso Leclerc, su una McLaren che per passo ne aveva meno della Ferrari. Costruendo con la mente e il piede una gara pazzesca, studiata nei minimi dettagli.

La bravura di Piastri è stata subito quella di aggredire Leclerc dopo la sosta per le dure. Con le gomme più usate di un giro, ha adottato una strategia aggressiva. La lezione di Monza, l’australiano l’ha imparata eccome. All’Autodromo Nazionale Leclerc aveva spinto a tutta dopo la sosta, arrivando al traguardo davanti. In Azerbaigian Piastri ha deciso di essere subito aggressivo sin dall’inizio del secondo stint, prendendo di sorpresa Leclerc che non si aspettava il tentativo del pilota McLaren (lasciando un po’ troppo aperta la porta in fondo al rettilineo). E così Piastri si è messo davanti e ha condotto il passo, resistendo magistralmente (con una grande trazione prima di curva 1) agli attacchi del rivale, prima confidente per la tenuta delle gomme, poi in difficoltà nel finale dopo aver distrutto le posteriori, rischiando l’attacco di Pérez.

La differenza tra Piastri e Norris è tutta qui. Il britannico è ancora troppo titubante, vulnerabile nelle scelte di gara. Piastri no, è glaciale e quando decide di passare lo fa, senza troppi fronzoli. Una modalità quasi alla Verstappen per freddezza, che lo porta secondo solo dietro a Hamilton come numero di vittorie in McLaren, con le stesse gare disputate da quando ha esordito in F1 un anno e mezzo fa. Nella passata stagione si era preso la vittoria nella Sprint in Qatar, quest’anno il successo nel normale GP di Ungheria, prima del sorpasso a Norris alla Roggia a Monza che ha indirettamente aiutato la Ferrari nel prendersi la gara in Brianza. Ora Baku, per una prestazione da applausi.

Se Piastri è stato perfetto a costruirsi la sua vittoria, Leclerc ha una sensazione d’amaro in bocca per una gara che avrebbe potuto vincere come l’australiano. Charles è stato quasi perfetto tra le curve di Baku, con giusto una sbavatura nel finale all’ultima chicane pre-rettilineo, molto simile a quella vista sabato con Verstappen nel Q3, e la difesa troppo soft nel definitivo sorpasso di Piastri. La maledizione di Baku, a differenza di Montecarlo, non ha così potuto romperla, partendo per la quarta volta dalla pole senza mai vincere. Merito del suo rivale ma anche una gestione di weekend non perfetta, dato che è andato a muro nelle FP1 e non ha potuto realizzare il passo-gara col serbatoio pieno per tutte le libere. Potrà comunque riprovarci da Singapore, dove la Ferrari sarà della battaglia.

Ancor più deluso di Leclerc lo è il suo compagno di squadra Sainz, negativo in una domenica dove da lui si chiedeva di più. Lo spagnolo si è fatto ingolosire troppo nel finale, nel tentativo di passare il compagno prima di curva 3, subendo il ritorno di Pérez e terminando assieme al messicano la corsa contro le barriere. Non bene, perché diversi punti nei Costruttori potevano essere recuperati sia sulla McLaren sia sulla Red Bull. Senza il botto, lo spagnolo avrebbe potuto riprendersi il terzo posto perso in partenza grazie al migliore start di Pérez. Una iella anche per Pérez, che proprio a Baku raccolse l’ultima vittoria della carriera nel 2023. Oggi ha guidato nettamente meglio di un Verstappen anonimo e che ora, dopo aver visto il suo team perdere la vetta dei Costruttori (dopo 55 GP di fila), deve guardarsi seriamente le spalle. Specie se anche Norris ha chiuso davanti a lui, dopo aver tentato di arrivare più in fondo possibile con le gomme dure (nella speranza di una Safety Car).

Menzione d’onore va sicuramente fatta anche per i giovani Franco Colapinto e Ollie Bearman. L’italo-argentino ha chiuso all’ottavo posto nel secondo GP della carriera, dopo aver sostituito a Monza il fantasma Sargeant. Bravissimo, su una pista complicatissima. Erano dai tempi dell’ex Ferrari Carlos Reutemann (scomparso tre anni fa), che non si vedeva un argentino a punti. Un peccato probabilmente non vederlo a fine stagione con un volante ufficiale. Quello che invece avrà Bearman, il giovane scuola Ferrari (impegnato oggi in F2 con Prema) che è andato per la seconda volta a punti in due gare con altrettanti team diversi, come mai era successo in F1. Prima sulla Ferrari a Jeddah, quando Sainz non aveva corso per l’operazione all’appendicite, ora con la Haas a Baku. Insomma, è tutta questione di talento.