“Dichiarazioni gravi” che violano il “principio di separazione dei poteri” e “costituiscono indebite forme di pressione” su chi deve giudicare. Così la giunta esecutiva sezionale di Palermo dell’Associazione nazionale magistrati (Anm), l’organismo rappresentativo delle toghe, definisce gli interventi politici che hanno fatto seguito alla requisitoria con cui i magistrati hanno chiesto sei anni di condanna per il vicepremier Matteo Salvini nel processo sulla vicenda della nave Open Arms. Hanno reagito anche esponenti del governo, ma fra tutti spicca ovviamente il commento della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha difeso Salvini attaccando la Procura di Palermo. “Trasformare in un crimine il dovere di proteggere i confini italiani dall’immigrazione illegale è un precedente gravissimo“, ha detto la premier. Le opposizioni lo hanno definito “un grave strappo istituzionale”. L’Anm di Palermo usa toni ancora più duri.

“Sono state rivolte nei confronti di rappresentanti dello Stato nella pubblica accusa insinuazioni di uso politico della giustizia e reazioni scomposte“, scrive l’organismo rappresentativo delle toghe. Che parla di dichiarazioni “non consone alle funzioni esercitate” che “minano la fiducia nelle istituzioni democratiche”. Le stesse dichiarazioni, peraltro, sono state rilanciate da Matteo Salvini sui suoi canali social. In un post, il leader della Lega ha scritto “grazie a tutti per il sostegno”, a corredo di due foto con gli attacchi ai pm pronunciati dalla premier Meloni e dall’altro vicepremier, Antonio Tajani. Il leader di Forza Italia ha detto che chiedere 6 anni di carcere “è una scelta irragionevole e priva di fondamento giuridico”. I tre leader del governo e dei partiti di centrodestra compatti contro la magistratura.

Il comunicato dell’Anm di Palermo
La Giunta Esecutiva Sezionale di Palermo dell’Associazione Nazionale Magistrati “esprime solidarietà a tutti i colleghi impegnati nella trattazione del processo a carico dell’On. Salvini ed in particolare della Procura della Repubblica di Palermo che hanno rassegnato, con compostezza e diffuse argomentazioni giuridiche, rispettose dei principi dettati dalla normativa sovranazionale e nazionale in materia di salvataggio in mare, le conclusioni di un processo delicato sotto molteplici punti di vista”, si legge nella nota. “Sono state rivolte nei confronti di rappresentanti dello Stato nella Pubblica Accusa insinuazioni di uso politico della giustizia e reazioni scomposte, anche da parte di esponenti politici e di Governo. Sono dichiarazioni gravi, non consone alle funzioni esercitate, in aperta violazione del principio di separazione dei poteri, indifferenti alle regole che disciplinano il processo, che minano la fiducia nelle istituzioni democratiche e che costituiscono indebite forme di pressione sui magistrati giudicanti”, prosegue il comunicato.

“Sarà il Tribunale a vagliare la fondatezza dell’accusa, con indipendenza e terzietà, guidato solo dallo scrupoloso rispetto di tutte le norme vigenti in materia”, scrive ancora l’Anm di Palermo. Che aggiunge: “La piena uguaglianza di tutti di fronte alla legge è l’autentica essenza della democrazia, a prescindere dalla carica e dal rilievo politico, ed il processo che si sta celebrando a Palermo è esso stesso un momento di fondamentale democrazia“. “Ai colleghi della Procura della Repubblica e del Tribunale di Palermo si ribadisce, pertanto, tutta la nostra solidarietà, nella consapevolezza che sia in questo che in tanti altri casi meno noti, continueranno a svolgere la loro delicatissima funzione in piena libertà ed indipendenza, sine spe nec metu, nell’interesse esclusivo della Repubblica”, conclude quindi la nota.

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