Matteo Salvini, nato a Milano, 9 marzo 1973, vicepresidente del Consiglio e ministro dell’Interno da giugno 2018 a settembre 2019: oggi sono a processo e rischio il carcere perché in Parlamento la sinistra ha deciso che difendere i confini italiani è un reato”. Inizia così un video in cui il vicepremier e ministro della Lega, con musica di tensione in sottofondo, e il volto illuminato sullo sfondo scuro, in una sorta di arringa difensiva ricostruisce la vicenda della nave Open Arms, al centro del processo per cui è stata chiesta una condanna di 6 anni. “Insieme ai colleghi di governo avevo firmato il divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane – afferma Salvini -. Grazie alla mia azione di governo erano diminuiti sbarchi, morti e dispersi nel Mar Mediterraneo. Nell’anno precedente al mio arrivo gli sbarchi di clandestini erano stati 42.700. Durante il mio mandato al ministero dell’Interno gli sbarchi si erano ridotti fino a 8.691. Dopo di me gli sbarchi purtroppo tornarono a salire superando quota 21.000 nello stesso periodo. A questa nave spagnola non è mai stata impedita la possibilità di andare ovunque tranne che in Italia perché non potevamo più essere il capo profughi di tutta Europa”. Il video si conclude con l’immagine di una sedia di metallo, e il primo comma dell’articolo 52 della Costituzione: “La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino”.

Il video ha aperto anche un caso nella redazione di Rainews, dove il filmato è stato mandato integrale. Il cdr è sul piede di guerra. “Quasi 4 minuti di monologo sul processo Open Arms presi dai social del ministro Salvini. Ancora una volta il nostro canale usato come megafono per le dichiarazioni di un membro di primo piano del governo” si legge in una nota diffusa dal comitato di redazione.” Ancora una volta saltate le regole del buon giornalismo e il lavoro di mediazione di una intera redazione. Chi ha deciso di mandarlo in onda? Cosa dice il direttore Petrecca? Riteniamo doveroso quanto meno offrire lo stesso tempo alla controparte in questa vicenda”.

Polemica che i parlamentari della Lega in commissione di Vigilanza Rai definiscono “sconcertante”: “In un paese normale – scrivono in una nota – questo processo non ci sarebbe mai stato e nessuna redazione avrebbe invocato la censura per un commento così rilevante. Solidarietà ai giornalisti Rai, che cercano di fare il proprio lavoro nonostante l’opposizione di tanti militanti di sinistra con contratto giornalistico”

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