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“Attenzione ai cacciatori di partner, provano un’eccitazione maggiore nel corteggiare persone già impegnate”: come riconoscere i “bracconieri sentimentali”

Questo fenomeno è stato recentemente oggetto di analisi da parte del professor Kevin Bennett, docente di psicologia sociale e della personalità presso il Beaver Campus della Penn State University

C’è chi trova – o almeno, spera di trovare – l’amore nei modi più convenzionali e chi invece ricerca un’eccitazione particolare nel sedurre persone già impegnate. Questo fenomeno, noto come “bracconaggio sentimentale”, è stato recentemente oggetto di analisi da parte del professor Kevin Bennett, docente di psicologia sociale e della personalità presso il Beaver Campus della Penn State University, che ha svelato in un articolo Psicology Today le complesse motivazioni psicologiche che si celano dietro questa pratica. Per alcuni, infatti, la sfida di conquistare qualcuno che è già “fuori dal mercato” rappresenta un richiamo irresistibile: la novità, il brivido del proibito e la gratificazione dell’ego alimentano il desiderio di questi “cacciatori di partner“, che spesso sfruttano le vulnerabilità o l’insoddisfazione percepita nella relazione esistente per raggiungere il loro obiettivo.

Tuttavia, il “bracconaggio sentimentale” non è un gioco innocuo. Le conseguenze per la persona “bracconata” possono essere devastanti, causando disagio emotivo, sensi di colpa e danni alla reputazione. Il tradimento, se scoperto, può minare la fiducia nella relazione e lasciare cicatrici profonde. La ricerca ha evidenziato un legame tra narcisismo, infedeltà e bracconaggio sentimentale. Il narcisismo patologico, caratterizzato da un’eccessiva autostima e mancanza di empatia, sembra essere un fattore predisponente a questo tipo di comportamento.

Ma, dalle pagine di Repubblica, lo psicoterapeuta Michele Mezzanotte offre una prospettiva alternativa, suggerendo che la formazione di nuove coppie a seguito della rottura di relazioni precedenti potrebbe essere considerata una tendenza naturale. “Anzitutto, che il 20-30% delle coppie si formi creando la rottura delle precedenti potrebbe essere una tendenza naturale più che un’anomalia, visto che capita a tutti di innamorarsi, ma che la maggior parte delle persone vive già una relazione”, spiega Mezzanotte.

Inoltre, la scelta di intraprendere “relazioni parziali” con persone impegnate o meno può derivare da esperienze passate negative o dalla paura dell’impegno: “La tendenza alle cosiddette ‘relazioni parziali’, con persone impegnate o meno, può nascere da molti fattori come esperienze passate turbolente, legami non risolti con le figure genitoriali, paura di essere feriti… Che spingono a non impegnarsi totalmente, mantenendosi sempre una “via di fuga”. Ed è più probabile che si tratti di dinamiche culturali piuttosto che di istinti innati”.

Mezzanotte sottolinea poi l’importanza di andare oltre la semplice condanna del “bracconiere sentimentale” e di concentrarsi sulle ragioni profonde che possono portare al tradimento. Spesso, il tradimento è sintomo di problemi preesistenti nella relazione: incolpare il terzo incomodo non risolve la situazione, ma può anzi ostacolare la comprensione delle dinamiche relazionali e la possibilità di evitare gli stessi errori in futuro. E conclude invitando a non bollare semplicisticamente la cosa come narcisismo patologico: “Tutti ne possediamo un certo grado, sviluppato durante l’infanzia per proteggerci e affermare la nostra individualità – spiega lo psicoterapeuta -. Con il tempo, questo nucleo dovrebbe ridursi, anche se alcune persone lo mantengono inalterato come meccanismo di difesa. Tuttavia, non è corretto classificare ogni dinamica relazionale complessa come narcisismo patologico – che per altro richiede una diagnosi precisa – come oggi si tende a fare”.