Riciclare e coltivare gli scarti vegetali per far crescere nuove piante. Come? Lo spiega bene un piccolo manuale illustrato scritto da Luigi Romiti ed edito da Terre di Mezzo, Dal piatto alla pianta. 50 idee per trasformare la casa in un giardino. In pratica, lo scarto si fa germoglio. Qualche esempio? La cipolla si rigenera da una sezione di radice, il basilico anche da una semplice fogliolina. La testa della carota dà vita a una nuova pianticella, ma anche la sezione basale della lattuga. Il grosso seme dell’avocado o un cece secco e reidratato possono germinare in giuste condizioni. In breve, lo scarto di partenza può essere “parte di una radice, una sezione basale dell’ortaggio, una sezione apicale, il seme o le foglie”.
Come avviare la germinazione
Per far germinare semi o scarti l’autore consiglia di scegliere contenitori larghi e bassi (tipo le vaschette di plastica della verdura) e farci dei fori in più punti alla base per lo scolo dell’acqua di innaffiatura (vanno bene anche i vasetti di yogurt). I vasetti vanno riempiti con terriccio a base di torba e vermiculite al 10% e inumiditi. I semi vanno messi sulla superficie del terriccio e ricoperti con una quantità di terra al doppio rispetto al loro spessore.
Dopo aver premuto leggermente sul terriccio e nebulizzato con uno spruzzino, occorre stendere un sacchetto di plastica trasparente forato di lato sopra il contenitore, per creare un ambiente caldo e umido. La germinazione avverrà in pochi giorni fino a un massimo di due settimane.
In generale, si può anche procedere con la germinazione su dei dischetti di torba compressa, seccata e racchiusa da una sottile rete (in vendita nei vivai).
Come estrarre i semi dalla polpa (e trattarli)
Alcune sementi (per esempio i pomodori), a causa delle loro dimensioni ridotte o della matrice vischiosa da cui sono avvolte, devono essere ripulite tramite fermentazione. In questo caso occorre estrarre i semi dal vegetale e rimuovere il più possibile la polpa intorno a essi. Si mettono poi in un bicchiere d’acqua e si lasciano in ammollo per un paio di giorni.
La polpa rimanente si separerà e affiorerà in superficie; va eliminata, i semi vanno scolati, asciugati con un panno e piantati, oppure essiccati (al buio), per utilizzarli in un momento successivo.
In generale, i semi che hanno matrici mucillaginose o polpose dovranno essere separati da queste, lavati, asciugati ed essiccati (in un luogo, caldo, buio e ventilato, per disperderne l’umidità). Quando saranno ben asciutti, potranno essere conservati in sacchetti di carta (su cui scrivere tipo di pianta eventuale varietà, se conosciuta, e data di essiccazione). La maggior parte delle sementi, se ben conservate, manterrà la propria germinabilità per 3-4 anni. I semi, in generale, possono anche essere congelati e scongelati.
Se i semi hanno bisogno del letargo
Quando si hanno a disposizione più esemplari (piante intere oppure ortaggi e frutti), meglio scegliere quelli che sembrano più vigorosi e in buono stato di salute. Prima di raccogliere i semi occorre aspettare che siano giunti a maturazione sul vegetale, o che il frutto all’interno del quale sono contenuti sia maturo. Per alcune specie è necessario aspettare che l’intera pianta si secchi (ad esempio l’aglio).
La maggior parte delle specie cresce più rigogliosa in un intervallo di temperatura compreso fra 20 e 28 °C. Alcuni vegetali hanno bisogno di un periodo di dormienza invernale (quindi a temperature vicine allo zero) prima di andare incontro alla germinazione del seme. Ne sono un esempio le castagne, le mandorle e i kiwi. In questi casi, l’autore consiglia di riempire mezzo sacchetto di plastica con della torba inumidita, metterci le sementi, chiudere il sacchetto e collocarlo in frigorifero per 6-7 settimane verificando che il terriccio resti umido. Terminato il tempo, il sacchetto va aperto in un luogo della casa a temperatura ambiente. Entro tre settimane dovrebbe avvenire la germinazione.
Acqua o terra: come far crescere la pianta
La quasi totalità delle piante rigenerate dagli scarti di quello che mangiamo si coltiverà inizialmente in acqua e solo successivamente si passerà alla coltura in terra, scegliendo con cura vaso e terriccio. Se si fa sviluppare la nuova pianta in acqua, quest’ultima va cambiata regolarmente e non bisogna mai lasciare le radici scoperte. Per evitare la formazione
di cattivi odori, l’acqua va cambiata ogni due giorni. La cima del vegetale dovrà stare fuori dal liquido per riuscire a respirare.
Se si hanno invece piante in vaso o in terra, andranno bagnate in funzione della stagione e delle esigenze del vegetale (le regole sono, ovviamente, quelle delle piante).
Nel libro si trovano schede approfondite per apprendere a riprodurre ogni vegetale da uno scarto o da un seme, quale terriccio scegliere, come annaffiare e un’indicazione dei tempi necessari per avere una pianta partendo dallo scarto. Veloce? Meno di quattro mesi. Media tra quattro e sette mesi, a crescita lenta oltre.
Seme o scarto?
Senz’altro curioso è vedere il tipo di scarto o seme che serve per ricreare le piante. Per la barbabietola serve il ciuffo solitamente reciso per la vendita; per la bietola da coste, la sezione basale della pianta, che tiene unite tutte le foglie; per la cipolla la sezione basale del vegetale o dal bulbo intero; per la lattuga lo scarto basale munito di qualche radichetta; per la patata il tubero germogliato; per il porro sezioni basali delle radici; per il topinambur sezione di tubero; per lo zenzero sezioni di radice. Semi invece, eventualmente trattati – secchi o freschi – per le carote, il cece, per il fagiolo, per la lenticchia, per i peperoni, per il pisello, per il pomodoro, per lo spinacio, il sedano, la zucca. Quanto alla frutta, seme privato della polpa commestibile per la pianta di albicocco; seme estratto dal frutto per il nespolo; nocciolo per il pesco e per il susino. Semi per l’avocado e il ciliegio, per il kiwi, il limone, il melo, il pero, il melograno. Infine, castagna germinata per il castagno e cespo di foglie per la pianta di ananas.