Le protesi mammarie non sono dispositivi che possono essere impiantati e poi dimenticati. Richiedono controlli periodici al fine di verificare la loro integrità e, in alcuni casi, la loro sostituzione, sia che le abbiate per ragioni estetiche, che per ragioni ricostruttive. L’inserimento della protesi mammaria seppur considerato un intervento “semplice” e tecnicamente facile da eseguire ha le sue potenziali complicanze e di questo ce ne dà prova il triste evento di Helen Comin, una giovane donna di 50 anni sottoposta ad intervento di sostituzione delle protesi e deceduta il 10 settembre, dopo soli cinque giorni per una complicanza seguita all’intervento chirurgico.

La natura estetica di un intervento non lo esime dalle complicanze che l’atto chirurgico può comportare, la scelta dell’inserimento di una protesi mammaria deve essere ben ponderata e consapevole delle sue complicanze e degli aspetti della vita dell’impianto protesico. Sebbene i progressi tecnologici le abbiano rese più durevoli e affidabili, non sono esenti da usura e possono deteriorarsi nel tempo.

Quando una donna deve considerare l’intervento di sostituzione delle protesi mammarie?

Un impianto protesico è un dispositivo medico di classe III e non è progettato per durare indefinitamente. Come qualsiasi corpo estraneo, può essere soggetto a infezioni e usura, rendendo necessaria una sostituzione. La durata delle protesi mammarie può variare notevolmente e non esiste una data di scadenza formale per questi dispositivi. Tuttavia, le garanzie offerte dalle principali aziende produttrici possono dare un’indicazione della loro aspettativa di vita. In Europa, le aziende leader come Polytech, Mentor e Motiva offrono una garanzia di 10 anni.

Secondo uno studio del Ministero della Salute, basato su circa 8000 interventi chirurgici ed un campione di circa 5000 pazienti, il tempo medio di revisione di una protesi mammaria varia da 7 anni circa per impianti con finalità ricostruttiva, e poco più di 11 anni per interventi di natura estetica.

La necessità di sostituire o rimuovere una protesi mammaria si presenta generalmente in caso di complicanze o quando cause come l’invecchiamento, la gravidanza, l’allattamento e le variazioni di peso influenzano il risultato estetico. Di conseguenza, è importante monitorare regolarmente lo stato delle protesi e consultare il proprio chirurgo plastico per controlli periodici.

La perdita del risultato estetico però non è la sola causa che porta la paziente a rivolgersi nuovamente al suo chirurgo. Uno dei problemi più comuni è la contrattura capsulare, una condizione in cui il tessuto cicatriziale che si forma naturalmente intorno alla protesi si restringe e si indurisce, causando rigidità e potenzialmente dolore al seno. Le infezioni, che possono manifestarsi con arrossamento, gonfiore e febbre, possono anch’esse richiedere un intervento chirurgico se non rispondono agli antibiotici.

Le protesi mammarie possono anche andare incontro a rottura ed in casi ancor più drammatici esporsi attraverso lesioni della cute. La rottura di una protesi di silicone può non essere immediatamente rilevabile, perché il silicone essendo denso, tende a rimanere vicino alla protesi stessa. In alcuni casi, le donne possono notare un cambiamento nella dimensione e/o nella forma del seno ed avvertire dei noduli, noti come siliconomi, durante l’autopalpazione. Tuttavia, spesso la rottura viene scoperta solo durante un’ecografia o, meglio ancora, una risonanza magnetica (RM). Nonostante ciò, questo evento non rappresenta un’urgenza medica né una minaccia per la vita della paziente.

Affiancano queste complicanze altre due manifestazioni, che possono conseguire ad un intervento di mastoplastica additiva o di ricostruzione mammaria protesica. Il linfoma anaplastico a grandi cellule (BIA-ALCL) e il Breast Implant-Associated Squamous Cell Carcinoma (BIA-SCC). Secondo il Ministero della Salute il BIA-ALCL ha un’incidenza in Italia variabile negli ultimi 4 anni tra 3.8 e 6.3 casi ogni 100.000 pazienti impiantati, ancor meno per il BIA-SCC. Sono condizioni a prognosi benigna se individuate e trattate in tempo, circoscritte alla sola presenza della protesi mammaria, tanto che la rimozione della stessa insieme alla sua capsula, è quasi sempre risolutiva e rappresenta la terapia chirurgica gold standard per entrambe le affezioni.

Quindi, se avete o state considerando l’opzione di inserire protesi mammarie, è importante tenere in considerazione che la protesi è un corpo estraneo e la sua buona salute deve essere parte integrante del vostro percorso. Consultate un chirurgo plastico per determinare se le protesi mammarie sono adatte a voi e per comprendere al meglio i controlli necessari da effettuare periodicamente.

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