“Spiace sentire un magistrato usare argomentazioni più politiche che giuridiche. Sembrava quasi di ascoltare Ilaria Salis“. Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro si aggiunge al coro degli esponenti di governo che si scagliano contro i pm di Palermo, “colpevoli” di aver chiesto sei anni di carcere per Matteo Salvini al termine del primo grado del processo Open Arms, in cui il vicepremier è accusato di sequestro di persona. “Per tutta la requisitoria, più dei reati si sono scomodati crimini universali. Violazioni di diritti umani tali da non poter applicare la legge dello Stato. Se così fosse, per coerenza, andrebbe processata l’intera catena, dal premier Conte al ministro Toninelli alla Guardia costiera, cosa che non vorrei mai”, dice l’esponente di Fratelli d’Italia. Che attacca anche i giornalisti di Rainews per aver protestato contro la messa in onda integrale di un video social di quattro minuti con l’autodifesa di Salvini: “È il caso del giorno, che rischia di diventare del secolo, e la Rai non gli deve dare spazio? Lo vogliono processare perché ha difeso i confini dello Stato e non ha il diritto di dire: “Mi sento innocente”? È un’idea politica di una violenza radicale. Solo nell’Urss l’imputato veniva processato, imbavagliato e fatto sparire”, afferma. E ne approfitta per tracciare un parallelo con il processo per rivelazione di segreto sul caso Cospito in cui è imputato a Roma: “Domani tocca a me. Salvini sarà processato per aver difeso i confini e io per aver difeso il 41-bis per i camorristi”.

Oltre alla premier Giorgia Meloni (che ha definito “incredibile” la richiesta di pena), domenica a criticare i magistrati è stato anche il presidente del Senato Ignazio La Russa, seconda carica dello Stato e “vice” del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Ho fiducia piena nella giustizia, ma penso che spesso la pubblica accusa, in processi come questo, fa prevalere la tesi che vuole affidare al pm il compito di interpretazione estensiva delle norme. La giustizia secondo loro dovrebbe interpretare le norme e correggere. Ma non tocca alla magistratura correggere le norme, anche quando fossero sbagliate: può solo applicare la legge“, ha detto a una festa di Fratelli d’Italia a Ferrara. Parole a cui risponde il presidente, intervistato dal Tg1, dell’Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia: “Le leggi si applicano interpretandole. La scissione tra interpretazione e applicazione non ha senso. Non esiste. Certo, le leggi vanno interpretate correttamente, e in questa direzione infatti si orienta il quotidiano impegno dei magistrati italiani”, spiega. Per poi chiamare in causa il Guardasigilli Carlo Nordio: “Mi sarei atteso un intervento del ministro a tutela non tanto dei singoli magistrati quanto della funzione giudiziaria”.

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