Il commissario Ue al Mercato interno, Thierry Breton, indicato dal presidente francese Emmanuel Macron per un secondo mandato, lascia l’incarico alla Commissione europea. L’annuncio delle dimissioni è arrivato con una lettera pubblicata su X dopo alcuni contrasti con la presidente Ursula von der Leyen. Che viene pesantemente accusata da Breton: “Alcuni giorni fa – scrive il commissario dimissionario alla presidente – nell’ultima fase dei negoziati sulla composizione del futuro collegio, lei ha chiesto alla Francia di ritirare il mio nome, per ragioni personali che in nessun caso lei ha discusso con me direttamente, e ha offerto, come scambio politico, un portafoglio che sarebbe più influente per la Francia nel prossimo collegio”. Le sue parole e il suo gesto sono un autentico terremoto a Bruxelles: le dimissioni di Breton, infatti, rischiano di stravolgere all’ultimo miglio gli scenari per von der Leyen e l’intera Ue. Intanto il presidente francese Emmanuel Macron ha proposto il nome di Stéphane Séjourné in sostituzione di Thierry Breton.

Le accuse del dimissionario – Breton accusa Ursula von der Leyen di aver chiesto a Parigi di sostituire il suo nome nel quadro dei negoziati per la formazione della nuova Commissione Ue. “Le sarà ora proposto un altro candidato”, si legge nella lettera di dimissioni. Poi l’ormai ex commissario francese scrive: “Nel corso degli ultimi 5 anni, ho instancabilmente tentato di sostenere il bene comune dell’Europa, al di sopra degli interessi nazionali e di partito. E’ stato un onore. Tuttavia, alla luce degli ultimi sviluppi, che attestano ulteriormente una governance carente, sono arrivato alla conclusione di non poter più svolgere il mio lavoro nel collegio”. “Pertanto, mi dimetto dall’incarico di commissario europeo, con effetto immediato“, conclude Breton.

Chi lo sostituirà – “Dopo la presidenza francese del Consiglio Ue nel 2022 e il suo secondo discorso della Sorbona nell’aprile 2024, il presidente della Repubblica ha sempre difeso l’assegnazione alla Francia di un portafoglio chiave di Commissario europeo, centrato sui nodi della sovranità industriale, tecnologica e di competitività europea“, fa sapere una fonte dell’Eliseo dopo l’annuncio della scelta di Séjourné come nuovo commissario. “Questo è il senso dell’insieme dei contatti che il presidente ha avuto con la presidente della Commissione europea dopo la sua elezione da parte del Parlamento europeo. D’accordo con il primo ministro, il presidente della Repubblica – continua la fonte – ha proposto Stéphane Séjourné, ministro dell’Europa e degli Esteri, come commissario europeo per la prossima legislatura”. L’Eliseo ricorda che Séjourné “è stato presidente del gruppo Renew al Parlamento europeo” e che “il suo impegno europeo gli consentirà di condurre pienamente quest’agenda di sovranità“. Macron, prosegue la presidenza, ringrazia Thierry Breton, “che è stato un ottimo Commissario europeo” ed ha “contribuito a far avanzare una politica di sovranità europea nei settori del digitale, del sostegno alla base industriale e tecnologica della difesa europea e in favore della resilienza del mercato unico dell’Ue durante la crisi del Covid”.

I rapporti tesi tra Breton e Von der Leyen – Il commissario francese ha accompagnato la sua lettera infuocata pubblicata su X a un’immagine provocatoria: un ritratto vuoto del futuro collegio dei commissari Ue. I rapporti tra Breton e von der Leyen erano ridotti ai minimi termini ormai da tempo. Nel pieno della campagna elettorale, il francese aveva criticato apertamente lo stile di leadership della presidente dell’esecutivo Ue, mettendone in dubbio il sostegno anche da parte del suo Ppe. Nei mesi precedenti, il commissario Ue fedelissimo di Macron aveva contestato duramente la mancanza di trasparenza da parte di von der Leyen per la nomina – poi ritirata – del tedesco Markus Pieper come inviato per le piccole e medie imprese, posizione ben retribuita all’interno della Commissione. A incrinare ulteriormente il quadro, in agosto, era arrivato il monito preventivo anti fake news rivolto dal francese a Elon Musk prima del dibattito con Donald Trump. Un’iniziativa “personale” e “non concordata né coordinata” con la presidente, si era difesa Bruxelles, facendo trapelare il proprio disappunto.

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