Ryan Routh, l’uomo di 58 anni accusato di aver tentato di uccidere Donald Trump in Florida, “non ha sparato un colpo, perché l’agente del Secret Service ha agito velocemente”. Il fatto era già emerso nel corso di lunedì ed è stato poi confermato in un’intervista a Fox dallo sceriffo di Palm Beach, Ric Bradshaw. Inoltre, ha aggiunto, “non sembra, alla luce di quello che sappiamo del luogo e alle evidenze che abbiamo, che l’uomo avesse la possibilità di colpire” Trump nel posto in cui si trovava. Parole che trovano conferma anche in quelle del Secret Service che con il suo direttore ad interim, Ronald Rowe, ha ribadito che l’uomo non ha aperto il fuoco.

Portato in tribunale per la prima udienza, Routh è stato accusato di crimini federali legati alle armi da fuoco, e in particolare il possesso di un’arma nonostante fosse un condannato e il possesso di un’arma con numero di serie parzialmente cancellato: ora rischia 15 anni di prigione per la prima accusa e altri 5 per la seconda. Al giudice l’uomo sospettato di voler uccidere Trump ha detto di guadagnare circa 3mila dollari al mese e di non avere risparmi, e di possedere solo due camion del valore di circa mille dollari. L’uomo ha riferito, inoltre, di avere un figlio di 25 anni, che in alcuni casi lo sostiene. La prossima udienza è fissata per il 23 settembre.

Tuttavia il procuratore statale di Palm Beach, Dave Aronberg, ha spiegato alla Msnbc che incriminare Routh per aver attentato alla vita di Trump sarà difficile: la distanza dal luogo in cui si sarebbe appostato e il campo dove il tycoon stava giocando a golf, tra i 275 e i 450 metri circa, risulta troppo ampia per dimostrare che stesse puntando il fucile proprio contro l’ex presidente. Sarà molto più facile – ha poi aggiunto – incriminarlo per aver rivolto l’arma contro l’agente del Secret Service che lo ha scoperto. Aronberg ha aggiunto che all’inizio la Florida voleva incriminare Routh, ma poi ha rinunciato e il caso è diventato federale. Per il procuratore il fucile Ak-14, la telecamera GoPro e l’altro materiale che l’uomo ha lasciato nel darsi alla fuga saranno essenziali per un’incriminazione per tentato omicidio.

Le indagini, intanto, continuano senza sosta e sono concentrate sul 58enne: tra le altre cose, gli inquirenti stanno cercando di capire se e come l’uomo avesse saputo che l’ex presidente si trovava proprio al Trump International Golf Club di West Palm Beach. Il suo programma giornaliero non è più pubblico da quando Trump ha lasciato la Casa Bianca e solo saltuariamente l’ex presidente ha giornalisti al seguito. Il timore, secondo alcune fonti riportate dai media, è quello di un talpa interna alla squadra del candidato del Grand Old Party. L’ipotesi meno inquietante, invece, è che Routh si sia trovato per caso nel posto “giusto”.

Un altro nodo cruciale della vicenda è quello della sicurezza dell’ex presidente che, non essendo più alla casa Bianca, non è protetto più come in passato. A complicare il lavoro degli agenti al seguito è poi la passione dell’ex presidente per gli eventi all’aperto e per il golf, che rendono molto più complesso gestire i dispositivi per la sua sicurezza. Alcuni media, citando i documenti depositati dalle autorità in tribunale, riferiscono che il presunto attentatore ha circolato nell’area vicino al club di golf dell’ex presidente per 12 ore prima di essere affrontato da un agente del Secret Service.

Intanto Trump ha puntato il dito contro gli avversari nella corsa per la Casa Bianca, facendo del presunto attentato un argomento da campagna elettorale: l’attentatore “ha agito sull’onda di un linguaggio altamente incendiario da parte dei democratici”, ha detto il tycoon in un’intervista a Fox News.

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