di Enza Plotino

La constatazione che a sinistra ci sono ancora nel Paese “sacche” di resistenza attiva – in cui la qualità della rappresentanza politica non è stata sfiorata dai decenni di crisi del sistema elettorale che ha prodotto schiere di “nominati” in Parlamento, di deputati e senatori che non hanno nessun rapporto con chi li ha votati, con i collegi che li hanno eletti e con i “corpi” elettorali (così si chiamavano gli iscritti e gli elettori) – l’ho avuta partecipando alla festa che a Loiri, uno dei candidati del Pd eletti in Sardegna, Giuseppe Meloni (con una valanga di voti), oggi vicepresidente della Regione, ha organizzato per ringraziare i suoi elettori.

Un mare di compagni e compagne, di “amici” e “amiche” (così si chiamano oggi gli iscritti del centrosinistra) hanno voluto salutare e sostenere Meloni in una festa di collegio e di popolo, come io non ne vedevo dai tempi di Berlinguer. Prima di continuare vorrei sottolineare che non si tratta di un vecchio politico, di quelli un po’ signori e un po’ padroni del proprio collegio elettorale, come ce n’erano tanti in passato, ma di un giovane democratico, già sindaco, che fa politica in questo tempo e in un territorio complesso come quello sardo.

E’ stata una piacevole sorpresa visto il degrado in cui è finito oggi il sistema politico e partitico, cosiddetto liquido, che ha abbandonato da tempo il rapporto con il “corpo” elettorale, introducendo assetti che hanno messo in crisi la rappresentanza diretta fino a far inceppare l’intero sistema politico ed elettorale rendendolo lento, affannoso e precario.

Ma c’è un ma. Ci sono nel nostro Paese territori nei quali la rappresentanza democratica rimane l’unica forma possibile per trasferire nella sede in cui si decide le necessità, i bisogni, gli interessi di cittadini e di intere popolazioni. Ed è una bella scoperta. Ho visto centinaia di strette di mano a quella festa, ho visto un popolo che ha accolto e festeggiato il proprio rappresentante politico, che gli ha affidato con fiducia la garanzia di essere rappresentato.

In un vero e proprio “bagno di folla”, Giuseppe Meloni ha accolto, a sua volta, la partecipazione della stessa presidente della Regione, Alessandra Todde, che a sorpresa è arrivata per ribadire la scelta di eliminare le distanze con i propri eletti, in barba ad un sistema che ha liquefatto ogni rapporto diretto tra elettore ed eletto e qualsiasi diritto dei cittadini e delle cittadine a determinare la politica e ad essere rappresentati al massimo possibile laddove si decide dei loro diritti, dei loro bisogni, dei loro progetti di vita. E’ stato un ritorno al passato politicamente corroborante.

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