Non avevano fatto un plissé quando il loro partito aveva sostenuto Luciano D’Amico, il candidato del centrosinistra tutto unito alle Regionali in Abruzzo. Né avevano mosso un muscolo quando con piroette circensi lo stesso suo partito, quaranta giorni dopo, aveva deciso di correre per Vito Bardi, presidente uscente e candidato del centrodestra tutto unito alle Regionali in Basilicata. Ora che invece Enrico Costa – suo compagno di mille battaglie – ha tracciato il solco allora anche Mariastella Gelmini, Mara Carfagna e Giusy Versace hanno deciso di spingere il maniglione antipanico e abbandonare Azione per riacclimatarsi nel più confortevole e familiare centrodestra. Erano rimaste tutte folgorate sulla via di Calenda nel momento in cui i berlusconiani decisero di togliere la fiducia al governo Draghi nell’estate del 2022.
Il partito calendiano “prende atto con rammarico” e rivendica di averle “accolte e valorizzate in un momento particolarmente critico del loro percorso politico”. Per le tre parlamentari si chiude una porta e si apre un portone, quello del centrodestra, da dove erano arrivate parecchio tempo fa. I calendiani però non se ne fanno una ragione e esprimono stupore per la circostanza che tre storiche esponenti del centrodestra imbarcate nel tempo di un’idea a ridosso delle elezioni politiche ora vogliono tornare proprio nell’area politica che le ha viste nascere, crescere, prosperare. “Rispettiamo le scelte personali – si legge nella nota scioccata – ma riteniamo grave e incoerente passare dall’opposizione alla maggioranza a metà legislatura contravvenendo così al mandato degli elettori. Una pratica che contribuisce ad allontanare i cittadini dalla politica. Azione rimarrà invece dove i cittadini l’hanno messa: al centro e all’opposizione del governo e continuerà a lavorare per costruire un’alternativa ad un bipolarismo fallimentare“. Per Azione è uno stillicidio che riduce ai minimi termini i suoi gruppi parlamentari. Per giunta – e questo forse aggrava il giudizio sul metro di giudizio dei vertici di Azione – Gelmini fino a oggi era vicesegretaria, cioè numero 2 del minipartito dietro a Calenda, mentre Carfagna ne era presidente. Al Senato il sottogruppo di Azione – all’interno del Misto – ora è una ridotta: sono rimasti solo Calenda e Marco Lombardo. Anche lui è un ex, arriva dal Pd di Bologna, dov’è stato anche assessore.
Gelmini, Carfagna e Versace mettono a verbale che la loro fuga è dovuta a quella che definiscono “decisione di entrare nel campo largo” nelle “tre Regioni che andranno al voto in autunno”, cioè Emilia-Romagna, Umbria e Liguria. L’ex ministra dei governi di Berlusconi non sopporta di “entrare nel campo largo in un’alleanza che comprende il Movimento 5 Stelle e la sinistra di Bonelli e Fratoianni“. Versace voleva “un centro più forte, moderato e liberale” ma è andata com’è andata: “Il progetto ha iniziato a vacillare dopo soli sei mesi, lasciando ferite aperte e molti dei nostri elettori delusi. E’ stata dura motivare le persone e i territori, però ho comunque ritenuto doveroso continuare a lavorare per aggregare e fare squadra. In questo ultimo anno – ha aggiunto – ho accettato, mio malgrado, anche scelte da me non pienamente condivise che hanno portato il partito sempre più rapidamente verso il centrosinistra”. Vale la pena precisare che a parte le decisioni sulle elezioni locali, come quelle Regionali tra quaranta giorni, Calenda continua a negare (e lo rivendica) di voler entrare nel centrosinistra, in qualsiasi modo si chiami. Non è dato sapere quale sarà il nuovo porto sicuro in cui attraccheranno Gelmini, Carfagna e Versace dopo questa nuova crociera. Secondo Repubblica l’ex ministra è in procinto di essere accolta da Noi Moderati, un altro partito in formato mignon guidato da Maurizio Lupi.
Ma all’interno di questo caos totale all’interno di Azione c’è un ulteriore segmento. Perché Carfagna non aveva ancora ufficializzato l’addio al momento della pubblicazione della nota dei calendiani. “Apprendo da una nota di agenzia di aver lasciato Azione – spiega l’ex ministra con una punta d’ironia -. E’ una decisione che stavo maturando ma che sentivo il dovere di rendere pubblica in modi più seri e meno estemporanei”. La deputata conferma il suo dissenso con “l’apertura di un dialogo ‘esclusivo’ con la sinistra”, ma – racconta – ne avrebbe parlato con Calenda domani. “La scelta di aderire alle candidature del campo largo in tutte e tre le Regioni dove si vota – continua – è un diritto di Carlo Calenda: ha fondato Azione, l’ha portata avanti anche con grandi sacrifici personali, ne è il leader. Ma la mia storia e le mie idee mi impediscono di seguirlo su quella strada, che come è ovvio a tutti prelude a intese più generali con la sinistra”. Ma Carfagna, a differenza di Gelmini e Versace, assicura che avrebbe voluto “affrontare questo discorso a viso aperto nel direttivo convocato per domani pomeriggio, davanti agli iscritti e ai dirigenti, che intendevo anche ringraziare per la collaborazione e l’amicizia che mi hanno sempre dimostrato. La nota di Azione, in tutta evidenza, me lo impedisce e me ne dispiace: le mie scelte politiche le ho fatte sempre a viso aperto”.