Il FattoQuotidiano.it ha intervistato il professor Giovanni Scambia, direttore scientifico della Fondazione Policlinico Agostino Gemelli Ircc
“Mi aspetta un lungo viaggio, ma so che lo batterò. Per me, per i miei cari … Finora il cancro mi ha dato la possibilità di trovare la bellezza attraverso gli ostacoli della vita”.
Hanno destato molta commozione le parole della modella Bianca Balti che su Instagram ha lasciato una testimonianza di forza e determinazione nell’affrontare il difficoltoso percorso di cura di un tumore ovarico arrivato al terzo stadio. Eppure, la Balti aveva già compiuto alcuni passi per prevenire un’eventualità del genere. In particolare, due anni fa aveva scoperto di avere la mutazione genetica Brca1. Questa situazione aumenta il rischio di sviluppare un tumore ovarico e al seno fino al 39-44 per cento rispetto al resto della popolazione femminile. Balti si sottopone quindi due anni fa a una doppia mastectomia preventiva, lo stesso intervento che fece tempo prima anche l’attrice Angelina Jolie.
Una soluzione che dovrebbe esporre meno a un tumore e che di fatto sui social ha generato più di una domanda e commenti, tipo “com’è possibile che a una donna che ha fatto la mastectomia pochi anni fa per un problema ereditario, questo tumore all’ovaio non sia stato scoperto prima che arrivasse al terzo stadio?”. “In realtà quell’intervento scongiura un tumore alla mammella, ma per prevenire il tumore in questione bisogna eliminare anche le ovaie”, spiega al FattoQuotidiano.it il professor Giovanni Scambia, direttore scientifico della Fondazione Policlinico Agostino Gemelli Irccs. “Fa parte delle linee guida asportare le ovaie dopo i 35 anni, massimo 40, compreso l’asportazione della mammella. L’unica prevenzione possibile per queste pazienti che presentano la mutazione genetica Brca1 è, intorno all’età di 35-40, l’asportazione delle ovaie. In generale, si possono fare ecografie e controlli ginecologici, ma non possono scongiurare in assoluto questi eventi”.
Sui social serpeggia anche l’interrogativo se il ricorso di Bianca Balti al social freezing, il congelamento degli ovociti per preservare la fertilità anche in futuro, potrebbe essere stato un fattore di rischio in più: “Assolutamente no, non ci sono dati scientifici che questa pratica possa aumentare il rischio di questo tipo di tumore”, rassicura Scambia.
Sintomi poco riconoscibili
Il cancro dell’ovaio è dovuto alla proliferazione incontrollata delle cellule di quest’organo, il più delle volte quelle epiteliali, che ne rivestono le pareti. Colpisce circa 6.000 donne ogni anno (fonte Airtum). Tra i principali fattori di rischio non genetici per il cancro dell’ovaio c’è l’età (la maggior parte dei casi viene identificata tra i 50 e i 69 anni), l’obesità, una prima mestruazione precoce o una menopausa tardiva, e il non aver avuto figli. Ma ciò che rende questa patologia più difficile da trattare è che non dà sintomi nelle fasi iniziali. Per cui è difficile identificarla precocemente. Qualche indizio possono darli addome gonfio, meteorismo e urinare spesso. Tra gli altri possibili sintomi sono inclusi dolore addominale, come nel caso della Balti, o pelvico, sanguinamento vaginale, stipsi o diarrea e anche sensazione di estrema stanchezza. Si tratta in ogni caso di disturbi che potrebbero essere legati a cause che non hanno a che vedere con un tumore dell’ovaio. Se questi sintomi si presentano insieme (o in rapida sequenza) all’improvviso, con in aggiunta una sensazione di sazietà anche a stomaco vuoto, allora occorre prestare particolare attenzione. In tal caso può essere consigliabile rivolgersi al medico per un eventuale accertamento. Tuttavia per la ricerca della mutazione genetica Brca1 e Brca2, questa è raccomandata a tutte le donne con diagnosi di carcinoma dell’ovaio. In famiglie con molti casi di tumore dell’ovaio o di carcinoma della mammella è utile rivolgersi a un centro specializzato in consulenza genetica presso un istituto oncologico. Qualora una persona sia portatrice di una di queste mutazioni genetiche è consigliabile seguire un programma di stretta sorveglianza con mammografie ed ecografie.
Possibilità di successo dei trattamenti
In caso di tumore alle ovaie come quello che ha colpito Bianca Balti, “il trattamento consiste in un intervento chirurgico che asporta completamente il tumore per poi procedere con la chemioterapia con farmaci citotossici”, continua Scambia. “Nel nostro caso specifico, si somministrano farmaci contro la mutazione Brca. Oggi abbiamo farmaci molto efficaci e mirati, che ci fanno ottenere alte percentuali di guarigione rispetto al passato. Anche nel caso di pazienti che presentano recidive. Da non sottovalutare poi tutte le scelte di vita che possono da un lato proteggere maggiormente da tumori di vario tipo e, dall’altro, sostenere l’efficacia delle terapie, come “la dieta mediterranea, l’astinenza da fumo e alcol”, conclude Scambia.