Il ciclone Boris non dà tregua all’Europa centro-orientale, in ginocchio da giorni a causa delle forti piogge che hanno già provocato 18 morti, diventando l’evento critico atmosferico peggiore dal 1997. Budapest, la capitale ungherese sul fiume Danubio, e Breslavia, città della Polonia sud-occidentale sul fiume Oder, si stanno preparando ad affrontare le nuove ondate di piena. Il governo ungherese del primo ministro Viktor Orban ha schierato soldati per rinforzare le barriere lungo il Danubio e migliaia di volontari hanno aiutato a riempire sacchi di sabbia in decine di insediamenti lungo il fiume. Le autorità hanno chiuso le banchine inferiori della città, che si prevede possano essere sommerse dall’innalzamento delle acque nel corso della giornata. Anche la metà inferiore dell’Isola Margherita è stata chiusa. A Breslavia, i vigili del fuoco e i soldati hanno trascorso la notte posizionando sacchi di sabbia per rinforzare gli argini del fiume. Lo zoo della città, situato lungo l’Oder, ha lanciato un appello ai volontari per aiutarli a riempire i sacchi di sabbia: “Noi e i nostri animali vi saremo estremamente grati per il vostro aiuto”, ha affermato lo zoo nel suo appello.
La città polacca ha affermato di aspettarsi che l’ondata di piena raggiunga il suo picco intorno a venerdì, anche se alcuni hanno previsto che potrebbe accadere prima. Il primo ministro polacco Donald Tusk ha riunito una squadra di crisi e ha detto che le previsioni dei meteorologi sono contraddittorie. Il governo ha dichiarato lo stato di calamità naturale nella regione colpita della Polonia meridionale. A sud di Breslavia, i residenti hanno passato la notte a lottare per salvare Nysa, una città di 44.000 abitanti, dopo che il fiume Nysa Klodzka ha rotto gli argini il giorno prima. Il sindaco della città, Kordian Kolbiarz, ha detto che 2.000 “donne, uomini, bambini, anziani” sono usciti per cercare di proteggere la loro città dall’innalzamento delle acque, formando una catena umana che ha posto sacchi di sabbia sulla riva del fiume.
Oltre un mese di pioggia si è riversato in pochi giorni su Austria, Polonia, Repubblica Ceca, Romania e Ungheria causando ingenti danni e portando a numerosi sfollamenti in molteplici regioni. Ovunque è stato dichiarato lo stato di calamità naturale, centinaia di migliaia di case sono rimaste senza elettricità e acqua, la circolazione sulle strade e i trasporti ferroviari sono stati interrotti. Anche se la situazione meteorologica sembra migliorare in diverse località, il suolo resta saturo e i fiumi straripano. In Austria la situazione resta “drammatica”, ha avvertito Johanna Mikl-Leitner, governatrice della regione della Bassa Austria, dove nelle scorse ore sono stati evacuati sette paesi, come scrive il Kurier.
Lo Stato ha messo a disposizione 300 milioni di euro da un fondo speciale per far fronte alle dodici dighe che si sono rotte e alle evacuazioni ancora in corso. A Vienna, dove continua a piovere, quattro linee della metropolitana sono ancora parzialmente chiuse. In diverse zone montane si teme che le abbondanti nevicate degli scorsi giorni – con accumuli fino a 2 metri – possano portare a nuove inondazioni nel caso un aumento repentino delle temperature provochi un rapido scioglimento. Anche la Germania orientale teme inondazioni: Dresda ha eretto muri protettivi mobili lungo l’Elba allagata. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz si è detto “molto rattristato” dalle “immagini drammatiche” degli ultimi giorni, promettendo di fornire assistenza ai Paesi maggiormente colpiti.