di Nadia D’Agaro

Fino al 30 settembre è possibile firmare il Referendum per la Cittadinanza italiana dopo 5 anni di permanenza in Italia invece di 10, com’era previsto dalla legislazione prima del 1992 e com’è stabilito in diversi altri Stati Ue. Permangono gli altri requisiti: la conoscenza della lingua italiana, il possesso di adeguate fonti economiche, l’idoneità professionale, l’ottemperanza agli obblighi tributari, l’assenza di cause ostative collegate alla sicurezza della Repubblica.

In Italia le persone in possesso di questi requisiti che potrebbero beneficiare direttamente o indirettamente (figli minori conviventi) dell’intervento proposto sono circa 2,5 milioni.

A proposito della parola “cittadini”, riporto questo ricordo dell’Università. Non riuscii a portare a termine i miei studi universitari, magistero all’Università di Trieste. Provenivo dalle magistrali, solo quattro anni di studio, persi tempo cercando lavoro, senza fare il quinto anno, poi mi decisi a iscrivermi a Magistero a Trieste. Era il 1989 e il Professore di Storia Moderna teneva il suo corso sulla Rivoluzione Francese per il bicentenario.

Il suo esame non era facile, presentava una lunga lista di libri. Parlava e si interrompeva ogni tanto per fare delle domande. A un certo punto chiese: qual era la parola della Rivoluzione Francese? Nessuno lo sapeva. La parola era “cittadini”. Questa era la parola dei giornali, la parola in voga, la parola del momento: non si era più “sudditi” della monarchia, ma “cittadini”, persone con una dignità.

Al 14 settembre la raccolta firme per la Cittadinanza si attesta al 3%, quindi non ce la farà ad arrivare alle 500mila firme. Anche peggio sta andando la raccolta firme per il referendum contro il Rosatellum, assolutamente non pubblicizzato da nessun partito: 7%; 1% i quesiti referendari che riguardano l’abolizione dell’attuale legge elettorale.

Sono piuttosto perplessa. Siamo di nuovo sudditi, dei partiti invece che della monarchia? Siamo fedeli, abbiamo patteggiato con la Chiesa delegando alla fede questioni che invece fanno parte dei diritti civili? Siamo anche incapaci di unire le forze per ottenere i risultati che desideriamo?

Presente già la richiesta di un referendum contro l’autonomia differenziata, già arrivata in porto appunto, c’è una raccolta firme “Contro l’autonomia differenziata. UNISCILITALIA La sfida per la Salute, l’Ambiente e il Clima è Una e Indivisibile. Firma i quesiti della Riserva Mab Unesco dell’Umbria!”. Questa raccolta firme è all’1%. Mi sorge il dubbio che promuovere le raccolte firme sia un obiettivo di per sé. E infatti molte associazioni pubblicizzano: abbiamo raccolto tot firme! Ma il risultato è stato raggiunto? No. Qual era esattamente lo scopo, raccogliere firme o ottenere qualcosa?

L’Italia è unita nell’essere divisa in tanti piccoli partiti, fazioni, associazioni, movimenti, e perfino nelle riunioni condominiali ci scappa il morto.

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