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Commissione Ue, ora a Fitto serve l’ok del Parlamento. Dalle minacce delle sinistre al voto anti-Recovery: i numeri della sua corsa a ostacoli

Raffaele Fitto è uno dei principali oggetti dello scontro tra i 27 Paesi dell’Unione europea. La sua candidatura a commissario per la Coesione e le Riforme, non tanto di vicepresidenza esecutiva, accontenta qualcuno, scontenta molti altri, ma fa parte del delicato gioco di equilibri che tiene insieme la nuova Commissione Ue guidata da Ursula von der Leyen. La presidente ha dovuto districarsi tra le richieste di tutti: dell’Italia che pretendeva una vicepresidenza esecutiva e un portafoglio di peso, dell’ala sinistra della maggioranza europea che invece prometteva di ostacolare la nomina di un esponente dei Conservatori, contrari alla riconferma della stessa von der Leyen, e anche di chi chiede garanzie sulle scadenze, dato che al ministro italiano verrà affidata, seppur in coabitazione, anche la delega ai fondi del Next Generation Eu. Dalle dichiarazioni di Socialisti, Renew e Verdi, però, la questione è tutt’altro che risolta. Lo scontro va avanti e l’audizione di Fitto potrebbe diventare l’arena per una resa dei conti che rischia di diventare pericolosa in primis per il candidato italiano.

Socialisti, Renew e Verdi attaccano: “Fitto un problema”
Che la sua nomina fosse indigesta a una larga fetta della nuova maggioranza Ursula era chiaro ormai da mesi, ma anche dopo la candidatura ufficiale da parte di von der Leyen l’opposizione della sinistra europea non si è placata. I Verdi hanno definito la decisione “una grande preoccupazione“, aggiungendo che il gruppo “non darà vita facile a Fitto” durante le audizioni di fronte alla commissione parlamentare di riferimento. Stessa promessa fatta dai liberali di Renew che si preparano a interrogare Fitto “su riforma fiscale, questione dei balneari e sul ritardo italiano alla transizione verde”, sostengono fonti. Più cauti i Socialisti che, pur ammettendo che la nomina “crea problemi“, promettono: “Lavoreremo con responsabilità”.

Fitto “l’anti-Recovery”
Non c’è solo l’appartenenza ai Conservatori europei a complicare la posizione di Fitto, ma anche le posizioni assunte proprio in tema di Next Generation Eu. Era il 9 febbraio 2021, l’Europa stava gradualmente uscendo dalla pandemia di coronavirus che aveva messo in ginocchio non solo il sistema sanitario, ma anche le economie degli Stati membri. Alcuni di essi invocavano uno strumento di aiuto che sopperisse alle difficoltà e favorisse il rilancio attraverso la transizione energetica, altri facevano muro in nome del rigore e dell’avversione alle responsabilità condivise. Alla fine, però, il Next Generation Eu passò con 582 voti favorevoli, 40 contrari e solo 69 astenuti. Tra quest’ultimi, però, anche gli europarlamentari di Fratelli d’Italia, compreso Raffaele Fitto.

Quella presa di posizione contraria agli interessi dell’Italia, che è risultato il Paese destinatario del pacchetto più ampio di aiuti, è stata criticata da molti partiti e oggi viene ricordata anche dal Movimento 5 Stelle: “La Presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen ha assegnato a Raffaele Fitto le deleghe di coesione e riforme. Ma è a conoscenza che Fitto non ha sostenuto con il suo voto al Parlamento europeo la più grande riforma europea degli ultimi 50 anni e cioè il Next Generation Eu? – si legge in una nota del vice-capodelegazione pentastellato Gaetano Pedullà – Insomma che credibilità può avere un esponente politico che non sostiene la delega per il quale è chiamato a lavorare?”. A queste domande potrà rispondere solo Fitto nel corso della sua audizione.

L’ultimo esame per Fitto: tutti gli ostacoli alla conferma
L’audizione, appunto. È questo l’ultimo ostacolo che Fitto dovrà superare per poter prendere possesso del proprio ufficio a Palazzo Berlaymont. Il suo intervento di fronte alla commissione parlamentare per lo Sviluppo Regionale (REGI) sarà tutt’altro che una formalità. Lo promettono, come detto, le sinistre e lo dicono anche i numeri. E lo sa anche Giorgia Meloni che fa addirittura appello al Pd per una compattezza italiana: “Il gruppo dei Socialisti è una forza molto influente nel Parlamento europeo. Però nel gruppo dei Socialisti la delegazione di maggioranza relativa, cioè quella più numerosa, sono gli italiani. Escludo che il Partito Socialista Europeo possa prendere sul commissario italiano una posizione diversa da quella che indica la delegazione italiana, che è anche la più rappresentativa. Dipende da noi, dipende da quanto l’Italia riesce a muoversi compatta, perché noi dobbiamo ricordare che Raffaele Fitto non è il commissario di Fratelli d’Italia o il commissario del governo, è il commissario italiano. E poiché le forze politiche tutte hanno una loro influenza in Europa, in Europa fa la differenza la nostra compattezza“.

La commissione che metterà Fitto sotto esame è composta da 41 membri: 11 del Ppe, 8 Socialisti, 5 dei Patrioti, 4 di Ecr e Renew, 3 di Verdi e The Left, uno dei Sovranisti e 2 non iscritti. Ogni gruppo va però considerato come un blocco di voti unico, dato che a esprimere la posizione saranno i rispettivi coordinatori. Nessuna opera di convincimento sui singoli deputati, quindi, nessun pericolo di spaccatura interna.

Tenendo conto che l’approvazione del commissario designato deve arrivare a maggioranza dei due terzi, quindi 28 voti, si nota come l’ok al ministro italiano sia al limite. Se si sommano i voti del pacchetto dei Popolari, dei Conservatori e dei Socialisti che non dovrebbero far mancare il loro sostegno, si ottengono 23 voti. Appare improbabile che Fitto possa ottenere il via libera di The Left e dei Verdi. E in caso di appoggio di Renew, per ora molto critica, i consensi salirebbero a 27, uno in meno della quota minima necessaria. È così che si deve quindi andare a cercare sostegno non a sinistra, ma a destra, dove i Patrioti di Viktor Orbán potrebbero offrire un pacchetto da 5 voti, sufficiente ad arrivare a quota 28. Ma un loro sostegno al candidato italiano rischierebbe di provocare un’emorragia di voti a sinistra. In una situazione del genere, il politico di Maglie dovrà sperare nel sostegno a destra e nella capacità della sinistra di turarsi il naso.

Utile alla sua causa potrebbe essere la presenza di uomini a lui vicini proprio dentro alla commissione REGI. Come per esempio Francesco Ventola, anche lui eletto in Puglia e molto vicino all’attuale ministro. Oltre a lui, anche il coordinatore di Ecr in commissione, Denis Nesci, ha vissuto un incrocio con il politico pugliese, dato che è subentrato come parlamentare quando quest’ultimo si è dimesso per assumere l’incarico nel governo.

Sempre a suo favore potrebbero rivelarsi gli accordi tra gruppi di maggioranza per far approvare il maggior numero possibile di commissari. Per questo, la data dell’audizione di Fitto non è affatto secondaria. Se venisse sentito (e votato) prima degli altri, la sua approvazione sarebbe più probabile, dato che una bocciatura potrebbe portare a ritorsioni tra gruppi su altri commissari. Il candidato italiano sembra aver superato lo scoglio von der Leyen, ma adesso dovrà vedersela con una maggioranza Ursula tutt’altro che solida.

X: @GianniRosini