La sanatoria allargata con cui la maggioranza vorrebbe spingere le adesioni al concordato preventivo biennale fa infuriare tutte le opposizioni. L’emendamento al decreto Omnibus di cui domenica ilfattoquotidiano.it ha raccontato i dettagli prevede che chi firma l’accordo con le Entrate sui redditi del 2024 e 2025 possa, in aggiunta, regolarizzare i mancati versamenti per gli anni dal 2018 al 2023 pagando una piccola imposta sostitutiva parametrata al punteggio di affidabilità fiscale e su un imponibile ridotto. Un’iniziativa parlamentare su cui il viceministro Maurizio Leo, fa sapere Il Sole 24 Ore, frena spiegando che è tutta da valutare. Ma lo stesso esponente di FdI con delega al fisco, che ha puntato tutto sul successo della misura dedicata alle partite Iva da cui spera di derivare risorse per ridurre le aliquote Irpef al “ceto medio”, nei giorni precedenti si era detto pronto a considerare tutti gli “interventi migliorativi”.

“La destra dei condoni supera sé stessa, puntando ad introdurre una sanatoria nella sanatoria che grida vendetta”, commenta Antonio Misiani, responsabile Economia nella segreteria Pd. “È l’ennesimo, disperato tentativo di salvare dal fallimento uno strumento a cui il governo ha affidato il recupero del gettito necessario per finanziare una riforma fiscale altrimenti avviata su un binario morto. Un tentativo basato sulla pia illusione che gli incentivi a prezzo di saldo, senza alcun reale rafforzamento dei controlli da parte dell’amministrazione tributaria, siano sufficienti a convincere gli evasori a mettersi in regola”. Maria Cecilia Guerra, responsabile Lavoro nella segreteria nazionale dem, ironizza: “Il prossimo passo sarà dare un bonus ai concordanti perché paghino il concordato”. Dal M5s il vicepresidente Mario Turco rincara: “La vicenda del concordato preventivo sta avendo sviluppi economicamente sempre più aberranti. Il centrodestra tenta il tutto per tutto cercando di trasformarlo in un mega condono per gli anni 2018-2023″.

“Non solo un’aberrante flat tax incrementale per chi dichiara maggiori redditi nel biennio 2024-2025, precedentemente introdotta”, continua Turco facendo riferimento alla tassa piatta sulla differenza tra il reddito dichiarato l’anno prima e quello proposto dal fisco, “ma adesso anche un’ignobile sanatoria sul pregresso”. “E’ il disperato tentativo di far funzionare uno strumento da cui dovrebbe derivare una parte delle coperture necessarie a sostenere un presunto taglio dell’Irpef sul ceto medio. Ma la deriva è evidente”. Segue la proposta di trovare le risorse in altro modo: tassando gli extraprofitti bancari, potenziando “la digital tax sui colossi del web”, tassando “come si deve la speculazione finanziaria ad alta frequenza”, cominciando “a tagliare i sussidi ambientalmente dannosi“. “E meno male – aggiunge il deputato M5s Gianmauro Dell’Olio – che dal concordato dovrebbero arrivare risorse per coprire il taglio dell’Irpef al ceto medio. Ma sì: diamo qualche spicciolo in più a contribuenti che nemmeno se ne accorgeranno, e finanziamo l’intervento con un maxi condono ad altre categorie di contribuenti, alimentando distorsioni nel sistema fiscale, sperequazioni e anche inutili guerre tra i contribuenti stessi”.

Dall’Alleanza Verdi e Sinistra il senatore Tino Magni ricapitola: “Ormai abbiamo perso il conto di quanti condoni la destra ha messo in campo sino a ora. Tutti condoni a danno dei contribuenti onesti che pagano regolarmente le imposte. Il governo ha provato a lisciare il pelo agli evasori con il concordato biennale, prova non riuscita però perché chi evade non ha nessun interesse a emergere. Il concordato non ha portato i frutti sperati per le casse dello Stato e allora per rendere più appetibile lo strumento la destra è pronta a concedere nuovi vantaggi. L’ennesimo regalo ai furbetti che non pagano le tasse e l’ennesima mazzata contro i cittadini onesti che le tasse le pagano, e anche alte. Un segnale preoccupante e irricevibile”.

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