A chi dà fastidio la protesta, fatta con le parole e non con la violenza, a difesa dell’ambiente naturale? Sicuramente a chi (pur applicando la legge) si è preso la briga di denunciare all’autorità giudiziaria un attivista vicentino che lo scorso inverno ha partecipato a una manifestazione a difesa dei 500 larici del bosco di Ronco, ai piedi delle Tofane, il massiccio che sovrasta Cortina. Gli alberi poi sono stati abbattuti per far posto al cantiere che sta cercando di costruire a tempo di record, su input del ministro Matteo Salvini, la pista da bob per le Olimpiadi invernali del 2026. Ma è rimasta anche una segnalazione, arrivata in Procura a Belluno, a carico di Alberto Peruffo, vicentino di 57 anni, leader delle proteste contro l’inquinamento da Pfas in Veneto e alpinista con alle spalle numerose spedizioni in Himalaya, Karakorum e sulle vette andine. Qualche giorno fa Peruffo (socio di Mountain Wilderness e del Club Alpino Italiano) si è visto recapitare un decreto penale di condanna di 500 euro, chiesto dal sostituto procuratore Claudio Fabris e firmato dal giudice Elisabetta Scolozzi.

La contestazione è di aver violato l’articolo 639 del Codice penale “perché imbrattava il pilone di sostegno della cabinovia denominata ‘Freccia nel Cielo’ scrivendovi, con vernice di colore giallo, la frase ‘non torneranno i larici’. Fatto commesso in Cortina d’Ampezzo, il 19 febbraio 2024”. Il reato è stato commutato in una pena pecuniaria di 500 euro sostitutiva di una pena detentiva (che rimane nella fedina penale), poi ridotta a 400 euro. Il 19 febbraio fu il giorno in cui Pizzarotti aprì i cantieri della contestatissima pista che hanno suscitato proteste in tutta Italia. Addirittura il violoncellista Mario Brunello si è recato nel bosco, suonando note impalpabili, ma struggenti, appoggiato a un tronco abbattuto.

Le immagini e la musica hanno fatto il giro del mondo, senza conseguenze per l’artista. Le conseguenze le ha avuto Peruffo che ai discorsi di alcune centinaia di persone salite a Cortina per dimostrare il proprio disappunto per lo sfregio ambientale causato dal taglio degli alberi (oltre 2.000 metri cubi), ha aggiunto un gesto simbolico. La scritta riprende il titolo di un suo libro-denuncia (“Non torneranno i prati”) dell’inquinamento da Pfas delle campagne venete, rovesciando il titolo (“Torneranno i prati”) di un film di Ermanno Olmi. Peruffo con colore giallo acrilico e pennello aveva scritto quattro parole su uno dei piloni della funivia. Il conto presentato dalla giustizia è di 125 euro per ogni parola.

L’inchiesta è stata esemplare. Il Commissariato di pubblica sicurezza di Cortina ha inviato il 4 aprile un rapporto di denuncia per un reato perseguibile d’ufficio. Ha corredato il dossier con un “supporto informatico”, come annota il gip, ovvero foto e immagini della scritta. Il pm ha ritenuto la prova inoppugnabile e il misfatto compiuto. Il gip ha vidimato, commutando la pena detentiva (da uno a sei mesi) in pecuniaria. Il direttivo di Mountain Wilderness Italia ha diramato un commento molto critico: “Alberto Peruffo è un attivista sociale e ambientale, alpinista, noto per il suo rigore scientifico e per le sue azioni altrettanto rigorose, nonviolente, coordinatore di molte lotte nel Veneto devastato e contaminato”. Peruffo era tra gli oratori della manifestazione indetta per salvare il bosco di Ronco.. “Durante il percorso, alla luce del sole e alla presenza di vari giornalisti, ha lasciato un messaggio che osiamo definire – contro il parere del giudice – poetico”. Mountain Wilderness sottolinea come la scritta fosse “di ridotte dimensioni, molto poco impattante dal punto di vista ambientale (40 cm x 15 cm), ma evidentemente non dal punto di vista concettuale”, con un colore acrilico leggero e lavabile, utilizzando un pennello d’artista, non una bomboletta spray. “Lo scopo era di lasciare un monito simbolico e un pensiero su cui riflettere, scritta che le intemperie avrebbero cancellato in breve tempo. Invece di invitarlo a rimediare o a spiegare le ragioni di tale atto ritenuto ‘criminale’, si è messo in esecuzione un procedimento, addirittura penale, contro un cittadino italiano da anni impegnato a difendere i beni comuni e primari”. Polemicamente Mountain Wilderness si chiede “dove siano finiti denunce, esposti, carte consegnate alla stessa Procura a difesa del bosco, senza mai ricevere risposta dallo stesso ufficio che si è reso operativo per condannarlo penalmente”. Conclusione: “A fronte di una innocua scritta di ‘imbrattamento’, vediamo l’imbruttimento e l’imbarbarimento che la stessa Cortina sta vivendo in questi mesi per i lavori delle Olimpiadi”.

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