A un anno dal via, il Supporto formazione e lavoro (Sfl), l’indennità da 350 euro al mese per gli “occupabili” che seguono corsi di formazione o altra politica attiva, ha registrato 96 mila domande accolte, un terzo della platea prevista dal governo. Ma non si conoscono le ragioni di quelle respinte, i dati sulla formazione effettivamente erogata, né quante persone hanno davvero trovato un lavoro. Il governo, ormai lo sappiamo, nasconde i risultati delle misure che hanno sostituito il Reddito di cittadinanza. Quello che gli sarà più difficile nascondere è la disperazione di chi ha aderito a queste misure e un anno dopo si ritrova a fare la fame coltivando pensieri bui. “Ormai non ho più niente da perdere”, avverte Nunzio Valente, 53 anni di Ercolano. È uno dei tanti che si sentono “truffati” dal governo Meloni, che un anno fa si sono visti appiccicare l’etichetta di “occupabili” e togliere il Reddito con un sms. Al silenzio del governo, Nunzio oppone la rabbia di un lungo calvario: dall’inutile corso di formazione all’assenza di qualunque offerta di lavoro, fino alle porte sbattute in faccia dalle istituzioni locali dove gli ormai ex “occupabili” rivolgono la loro esasperazione.
Più di due milioni di poveri, il 50 per cento della popolazione a rischio povertà, la Campania è una pentola a pressione. Lo sanno bene gli operatori del Centro per l’impiego di Frattamaggiore (Napoli) che a fine agosto sono stati assaliti da un centinaio di persone con l’Assegno di inclusione – così si chiama il nuovo Reddito – sospeso a causa degli ennesimi ritardi nella macchina burocratica di questa riforma. Emergenza alla quale la Fp Cgil ha dato rilievo nazionale denunciando una situazione sulla quale il governo non ha ancora battuto un colpo. Cose che Nunzio ha sperimentato sulla propria pelle: “La domanda per il Supporto formazione e lavoro l’ho presentata un anno fa, ma a novembre non mi aveva ancora convocato nessuno: al Cpi ho deciso di andarci io, minacciando una denuncia ai carabinieri”. Così un corso da frequentare per sei mesi glielo hanno trovato e finalmente il sussidio si sblocca. Ma la formazione non è l’occasione di cui si è riempita la bocca la ministra del Lavoro Marina Calderone. “A me che ho la terza media e un passato da commerciante hanno proposto un corso di informatica: cosa dovrei farmene a 53 anni?”. Sei mesi di lezioni online: “Con la webcam accesa eravamo io, il docente e un altro paio di signore. Tutti gli altri avevano la telecamera spenta ed erano irreperibili quando l’insegnante tentava di interagire”, racconta. Nel frattempo e così finora, dal Cpi non è mai arrivata una sola offerta di lavoro. “C’è solo il nero, come i 150 euro a settimana che mi hanno offerto per scaricare i camion di un supermercato, dalle sette del mattino alle sette di sera”.
Presentato come “alternativa non assistenziale” per dare un’opportunità agli “occupabili”, il Sfl ha durata massima di 12 mesi. Come Nunzio, la maggior parte degli ex percettori del Reddito ha fatto domanda un anno fa: il loro tempo è scaduto e chi non si è trasformato in occupato ha imboccato una strada fatta di affitti non pagati, debiti, utenze staccate: “Mi ha appena chiamato il fornitore dell’acqua: dicono che non mi devo lamentare se poi una mattina mi trovo senza”, fa sapere mentre scriviamo. Dopo il corso concluso a giugno, il Cpi non ha avuto altro da offrire e Nunzio ha smesso di percepire il Sfl: “Domanda accolta con pagamento interrotto”. Ad altri è andata addirittura peggio. La media per le domande accolte è di sole 3,7 mensilità erogate, una beffa. Senza più risposte dai servizi all’impiego, ha provato a rivolgersi ai servizi sociali. “Mi hanno concesso i cosiddetti “pacchi alimentari di riserva”, quelli che qualcun altro non è venuto a ritirare, sempre che ce ne siano”, racconta disturbato dalle risposte ciniche che dice di aver ricevuto, sintomo di un territorio dove ormai la fame e la minaccia di gesti disperati non fanno più sensazione. “Dopo aver scritto a una trasmissione televisiva ho ricevuto la visita dei carabinieri e in seguito la convocazione del sindaco, ma senza cavare un ragno dal buco”. Nunzio maledice la riforma e chi l’ha fatta perché, dice, “a 53 anni mi stanno condannando alla fame e alla strada: si può sapere come dovrei campare?”.