Venti dipendenti del Policlinico Riuniti di Foggia, tra medici ed infermieri, sono indagati per cooperazione in omicidio colposo in relazione al decesso della 23enne Natasha Pugliese. La ragazza di Cerignola è morta lo scorso 4 settembre nella sala operatoria della chirurgia toracica per le complicazioni seguite ad incidente stradale avvenuto a Cerignola nel giugno scorso mentre era a bordo di un monopattino elettrico.

Alla notizia del decesso ci fu una spedizione punitiva nel reparto da parte dei famigliari della giovane che aggredirono il personale sanitario presente. Gli avvisi di garanzia – riporta la Gazzetta del Mezzogiorno – sono un atto dovuto perché la Procura di Foggia ha fissato per mercoledì l’autopsia che dovrà accertare le cause del decesso. Dopo l’esame autoptico il medico legale, Vittorio Fineschi, avrà fino a 90 giorni di tempo per depositare le sue conclusioni. L’aggressione – la terza nel giro di pochi giorni a Foggia – ha spinto il ministro della Salute, Orazio Schillaci, a proporre sempre l’arresto in casi simili.

Gli indagati hanno la facoltà di nominare un consulente di parte che potrà assistere all’autopsia. La famiglia Pugliese, che è parte offesa, è difesa dall’avvocato Francesco Santangelo che ha chiesto alla magistratura di fare chiarezza sulle cause del decesso. Il reato ipotizzato dal pm inquirente, Paola de Martino, è quello di omicidio colposo ovvero se le persone coinvolte hanno “cagionato o cooperato nel cagionare, per colpa, il decesso omettendo prestazioni sanitarie con riferimento al periodo che va dal 16 di agosto fino al giorno del decesso”. Sulla morte della giovane ci sono tre inchieste: due della Procura di Foggia (una sulle cause del decesso, l’altra sull’aggressione a medici, infermieri, personale del reparto e della vigilanza della chirurgia toracica) e la terza, interna, del Policlinico Riuniti con il servizio ispettivo della Regione Puglia.

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