L’IAA Transportation di Hannover rinasce dopo la pandemia con oltre 1.650 espositori con un aumento del tasso di internazionalità de 73% rispetto alla prima edizione post covid del 2022. E Bosch, la multinazionale della fornitura da quasi 92 miliardi di fatturato, è fra i grandi protagonisti. Un po’ perché la fiera è quella di casa e un po’ perché, come per le auto, non c’è praticamente veicolo commerciale o industriale che non monti almeno una componente della società controllata dall’omonima fondazione. “Se non è ancora così, di sicuro è il nostro obiettivo”, sorride Stefan Hartung, Ceo della Bosch. Il top manager si aspetta molto dalla nuova Commissione Europea: “La forza del continente è il mercato unico – sintetizza – e ogni paese, che sia la Germania, la Francia o l’Italia, ne trae beneficio”. Competitività è quasi la parola d’ordine: “Nessuno vuole tornare indietro sugli obiettivi climatici – insiste Hartung – ma per raggiungerli, l’Europa ha bisogno di una industria forte”.
“Un mercato non significa però una sola soluzione”, avverte. In altre parole: fissare gli obiettivi, ma lasciare libere le imprese sulla modalità del loro conseguimento. Imporre ai consumatori cosa acquistare è sbagliato e, soprattutto, mette in guardia il Ceo di Bosch, “non crea un buon clima sociale”. Quello che vale per un paese non è che detto che funzioni in un altro: la diversità può essere una ricchezza.
Bosch persegue la neutralità tecnologica, che in questo momento vuol dire sviluppare l’elettrico, progettare l’idrogeno e non smettere di lavorare sul diesel, in particolare per determinati tipi di veicoli. La svolta arriverà quando le aziende scopriranno che trasportare a emissioni zero è più redditizio (non solo dal punto di vista strettamente economico, ma anche in relazione all’immagine e, ad esempio, all’impatto ambientale) rispetto a fare viaggiare le merci in altro modo. Già oggi Bosch un quarto del fatturato della divisione Mobility (80 miliardi previsti entro il 2029) dipende dai veicoli commerciali. La tecnologia a gasolio continuerà a incidere: magari meno in Europa, ma ancora parecchio in altre parti del pianeta, dove resisterà per almeno altri 20 e forse 30 anni.
“La transizione verso sistemi di propulsione alternativi nei veicoli commerciali può avere successo solo con la neutralità tecnologica”, dice Markus Heyn, il capo della Bosch Mobility. Già nel 2035 immagina che un nuovo veicolo commerciale su tre sarà elettrificato (il 20% di quelli di nuova immatricolazione con peso superiore alle 6 tonnellate sarà a batteria) e uno su dieci sarà equipaggiato con un sistema a celle a combustibile. La società sviluppa anche motori a combustione interna alimentati a idrogeno, richiesti in paesi in via di sviluppo, tipo l’India. La MAN, cliente di Bosch, ha annunciato un’offensiva di prodotto in questo senso.
La multinazionale ricorda che “il trasporto merci può passare all’elettrico solo in presenza di infrastrutture adeguate”. Le tecnologie non sono in competizione, ma complementari e grazie ai sistemi di assistenza e ai software possono diventare sempre più efficienti. Un esempio è il cosiddetto “orizzonte elettronico”, ossia un sistema che raccoglie e incrocia una molteplicità di dati per adattare la velocità degli autocarri anche in base all’energia cinetica degli stessi con un potenziale abbattimento dei consumi fino al 5%. In Cina è stata invece avviata la produzione in serie di un e-axle Bosch per veicoli commerciali pesanti con peso compreso tra 18 e 49 tonnellate in cui motore elettrico, trasmissione, attuatore della frizione, inverter e differenziale sono completamente integrati.