C’è il primo caso di avviso di arresto, la procedura prevista dalla controversa legge pensata dal ministro della Giustizia Nordio che, tra le altre riforme, ha abolito l’ufficio d’ufficio e imposto un bavaglio alle intercettazioni. Come riporta il Corriere della Sera la giudice per le indagini preliminari di Perugia, Natalia Giubilei, ha infatti avvisato l’amministratore Cristian Goracci della società pubblica umbra dei rifiuti So.Ge.Pu. spa che il pm Paolo Abbritti ha chiesto di emettere una misura in carcere per corruzione, insieme agli imprenditori Antonio Granieri della Ece srla e Massimiliano Nebbia.

Secondo l’ipotesi della procura di Perugia, Granieri, avrebbe pagato oltre 100mila euro all’anno a Goracci per assicurarsi i suoi favori. Nell’aprile del 2023 c’erano state alcune perquisizioni eseguite dalla Guardia di finanza che avevano fatto emergere l’inchiesta e gli indagati. Le indagini, condotte dalle Fiamme gialle Guardia di finanza, si concentravano sulla natura dei rapporti tra i due soggetti e in particolare se i soldi, versati come consulenze al funzionario pubblico, fossero serviti ad agevolare l’aggiudicazione dell’appalto da 315 milioni per la raccolta di rifiuti nei 14 comuni dell’Alto Tevere per 15 anni. La ipotizzata tangente per quell’appalto viene quantificata dagli inquirenti, coordinati dal procuratore Raffaele Cantone, in 750mila euro.

In base alla nuova legge, entrata in vigore il 24 agosto dopo l’approvazione avvenuta a luglio, la gip ha notificato la copia della richiesta di arresto e di tutti gli atti che per i pm mostrano come, secondo la procura di Perugia, dal 2015 al 2022, dietro “consulenze in realtà mai effettuate”, l’”incaricato di pubblico servizio” Goracci abbia “indebitamente ricevuto da Granieri 750.000 euro per messa a disposizione delle proprie funzioni” nell’”agevolare la partecipazione di Ece srl” al bando vinto da “Sog.Eco srl” (51% di Ece e 49% di So.Ge.Pu.) per l’appalto da 315 milioni in 15 anni di raccolta rifiuti di 14 Comuni dell’Altotevere; e come 36.000 euro di Nebbiai, sempre secondo l’ipotesi dei pm, nel 2019-2022 abbiano retribuito Goracci “per atti contrari a doveri d’ufficio” quali favorire la ditta Omn nella fornitura di 600 cestini stradali dei rifiuti da 300.000 euro.

I tre indagati, che la procura vorrebbe arrestare, dovranno presentarsi giovedì davanti alla gip per il contraddittorio anticipato sulle accuse: poi la gip deciderà sull’arresto, in particolare se esista ancora l’esigenza cautelare del pericolo che possano reiterare il reato. L’interrogatorio preventivo, come prevede la legge, non vale in caso di pericolo di fuga o inquinamento delle prove, ma anche quando c’è il rischio di reiterazione dei reati più gravi (mafia, terrorismo, violenze sessuali, stalking) o quelli commessi con l’uso delle armi. Un particolare che, dopo l’approvazione, aveva indotto le opposizioni a ritenere come la nuova garanzia servisse soprattutto ad evitare il carcere ai colletti bianchi. L’obbligo invece di avvisare l’indagato e di interrogatorio preventivo scatta quando l’esigenza cautelare sia il pericolo di reiterare il reato come nella maggior parte dei casi di corruzione e nelle indagini su politici e amministratori. Che con la nuova legge hanno ottenuto anche un altro “regalo”: l’abolizione dell’abuso d’ufficio. Che già comincia ad avere i suoi effetti come il proscioglimento di un agente della Penitenziaria accusato di aver picchiato un detenuto (qui l’articolo del FattoQuotidiano).

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