“Questo governo sta cercando di riformare uno dei cancri del Paese, la magistratura”. Per questa frase, pronunciata il 21 agosto durante un collegamento con la trasmissione In Onda su La7, l’Associazione nazionale magistrati ha deciso di chiedere i danni al condirettore di Libero Pietro Senaldi. L’iniziativa, mai adottata in precedenza, è stata presa a maggioranza dal Comitato direttivo centrale – il “parlamentino” dell’organismo di rappresentanza di giudici e pm – nella riunione di sabato scorso, che tra i punti all’ordine del giorno doveva discutere “valutazioni ed eventuali iniziative” a proposito dell’uscita di Senaldi. L’eventuale risarcimento a cui sarà condannato il giornalista verrà devoluto in beneficenza alla fondazione Airc per la ricerca sui tumori. Oltre all’azione civile è stato deliberato anche di presentare un esposto alla Procura di Roma con l’ipotesi di vilipendio dell’ordine giudiziario, nonché di segnalare la vicenda alla Presidenza della Repubblica, al Consiglio superiore della magistratura e all’Ordine dei giornalisti.

Le parole del condirettore di Libero erano state stigmatizzate in diretta dal fondatore del Fatto Antonio Padellaro, ospite in studio insieme all’ex premier Matteo Renzi in una puntata dedicata al presunto complotto giudiziario ai danni di Arianna Meloni. “Pensa a tutti i magistrati che hanno perso la vita. Un po’ di rispetto per l’istituzione, ma anche per il sangue che è stato versato”, ha detto Padellaro a Senaldi. Anche Marianna Aprile, conduttrice del talk insieme a Luca Telese, era intervenuta: “Ricordiamo che la magistratura è uno dei tre poteri dello Stato, costituzionalmente istituito. La tua espressione non è stata felicissima“, ha rimproverato l’ospite. Che però ha insistito: “Dipende da come lo eserciti, il potere. Antonio, sai benissimo che la giustizia è uno dei problemi di questo Paese. Magari non userà questa parola, ma anche il senatore Renzi non ritiene perfetto il sistema della giustizia italiana”.

A margine del Comitato direttivo, il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia è tornato sulla vicenda denunciando l'”estrema pericolosità dello scadimento del linguaggio” riferito alla magistratura come istituzione: “Qui la critica non c’entra nulla: siamo disposti a essere criticati, ma una cosa è la critica altra è il dileggio, una cosa è il dissenso altra è il vilipendio“, ha detto. La proposta di fare causa a Senaldi, avanzata dal pm di Siracusa Antonio Nicastro, ha però spaccato in due il “parlamentino” tra chi giudicava necessaria una reazione di tipo formale e chi, invece, la riteneva controproducente. Alla fine l’azione civile è stata approvata con dieci voti a favore, nove contrari e otto astenuti: i sì sono arrivati dal gruppo conservatore di Magistratura indipendente, da una parte dei centristi di UniCost, dei progressisti di Area e degli “anti-correnti” di Articolo 101. Tra i contrari, invece, i rappresentanti di Magistratura democratica, storica corrente di sinistra (Stefano Celli e Silvia Albano), e Andrea Reale dei 101. Tra gli astenuti il presidente Santalucia (Area) e la vice Alessandra Maddalena (UniCost). Più largo invece il consenso sull’esposto in Procura e sulle segnalazioni agli organi di garanzia, proposto dal pm milanese Luca Poniz: la delibera è passata con 21 favorevoli, cinque contrari e un astenuto.

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