A distanza di due anni, la morte a Dubai dell’ex parlamentare di Forza Italia Amedeo Matacena diventa un giallo. Che la Procura di Reggio Calabria avesse aperto un’inchiesta era nell’aria da tempo visto il personaggio. Da anni Matacena si era si era trasferito negli Emirati Arabi per sfuggire alla condanna per concorso esterno in associazione mafiosa rimediata nel processo “Olimpia”. La certezza si è avuta nelle settimane scorse quando l’ex procuratore Giovanni Bombardieri, l’aggiunto Stefano Musolino e il sostituto Sara Parezzan hanno notificato un avviso di accertamenti tecnici non ripetibili ai figli e ai fratelli di Matacena.

La Procura, in sostanza, ha disposto la riesumazione della salma di Amedeo Matacena ufficialmente morto per infardo del miocardio. Ma non solo: sarà riesumato, infatti, anche il corpo della madre, Raffaella De Carolis, deceduta sempre a Dubai il 18 giugno 2022, tre mesi prima del figlio.

Le operazioni, al cimitero di Formia (dove è seppellito Matacena) e al cimitero di Reggio Calabria (dove si trova la madre) inizieranno il prossimo primo ottobre e subito dopo sarà eseguita l’autopsia sulle salme che è stata affidata al medico legale Aniello Maiese e alla tossicologa Maria Chiara David. Questo lascia pensare che il sospetto della Procura, guidata dal reggente Giuseppe Lombardo (dopo la nomina di Giovanni Bombardieri alla Procura di Torino, ndr), è che Matacena e De Carolis possano essere stati avvelenati.

Dall’atto notificato ai parenti di Matacena, emerge che c’è già una persona iscritta nel registro degli indagati con l’accusa di duplice omicidio. Si tratta di Maria Pia Tropepi, l’ultima moglie dell’ex parlamentare di Forza Italia. I due, infatti, si erano sposati pochi mesi prima che il politico accusasse il malore che l’ha poi portato alla morte. Originaria di Lamezia Terme, da tempo la donna vive tra gli Emirati Arabi e l’Italia e precisamente a Gragnano dove risulta residente. Informata dell’inchiesta a suo carico Tropepi ha nominato già i suoi consulenti di parte che assisteranno all’autopsia e parteciperanno alle operazioni di riesumazione dei corpi.

A destare sospetto, secondo gli inquirenti, c’è anche la posizione della donna che, in qualità di moglie, dovrebbe ereditare l’impero di Matacena, per anni inseguito dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. Stando a quanto riporta oggi la Gazzetta del Sud, subito dopo la morte del marito si era opposta alla richiesta della famiglia sul rimpatrio della salma sostenendo pure che l’ex parlamentare aveva espresso il desiderio di essere cremato.

I figli, tuttavia, in primavera sono riusciti a far rientrare il corpo di Matacena in Italia e a seppellirlo al cimitero di Formia. Condannato in via definitiva per concorso esterno con la ‘ndrangheta, Matacena era stato coinvolto nel maxi-processo “Olimpia”, nato da un’inchiesta della Dda di Reggio Calabria che aveva fatto luce sui suoi rapporti con le cosche mafiose reggine.

Eletto alla Camera nel 1994, da parlamentare Matacena ha attaccato più volte i magistrati che indagavano su di lui. A Montecitorio ha goduto del sostegno della Giunta delle autorizzazioni della Camera, che ha sempre dichiarato l’insindacabilità delle opinioni espresse dal deputato in alcune interrogazioni parlamentari e in alcune interviste. Figlio dell’omonimo armatore delle Caronte, morto nel 2003, Amedeo Matacena è stato al centro di altre inchieste giudiziarie. Nel 2004 è stato arrestato dalla Procura di Catanzaro nell’operazione sul “caso Reggio”, ma poi è stato assolto. Nel 2014, la Dda di Reggio Calabria e il procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo avevano chiesto il suo arresto nell’ambito dell’inchiesta “Breakfast” in cui era accusato di intestazione fittizia di beni. È l’indagine che ha portato all’arresto pure di sua madre (poi prosciolta), della sua ex moglie (condannata a un anno di reclusione) e dell’ex ministro dell’Interno Claudio Scajola per il quale, nei mesi scorsi scorsi, la Corte d’Appello di Reggio Calabria ha dichiarato la prescrizione del reato di procurata inosservanza della pena. Nei confronti di Matacena, però, la Dia non è riuscita a eseguire il provvedimento di arresto perché l’ex parlamentare si era già trasferito a Dubai dopo una breve permanenza alle Seychelles. In passato legato all’annunciatrice televisiva Alessandra Canale, dopo il divorzio dall’ex moglie Chiara Rizzo, prima di morire Matacena si era risposato con Maria Pia Tropepi. La stessa donna che oggi è indagata per la sua morte.

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