Diritti

L’Assegno di inclusione intasa i centri per l’impiego. A Napoli tra aggressioni e code notturne: “Sussidi sospesi e niente spiegazioni”

Da settimane la Campania è una pentola a pressione. L’Assegno di inclusione, la misura di contrasto alla povertà che dal primo gennaio ha sostituito il Reddito di cittadinanza, vede la regione al primo posto per numero di beneficiari. Il governo ha introdotto regole reddituali più stringenti che hanno ridotto la platea, e una burocrazia che può negare l’assegno anche a chi ne ha diritto. I nuovi percettori devono presentarsi al centro per l’impiego (cpi) entro un termine stabilito e in seguito ogni 90 giorni, pena la sospensione della misura. Tempi che non rispecchiano le reali capacità dei servizi all’impiego e infatti, tra domande respinte e sussidi sospesi, monta l’esasperazione e i cpi vengono letteralmente presi d’assalto. Nei cpi di Frattamaggiore, Afragola, Casoria e Giugliano in provincia di Napoli, le lunghe code fin dal mattino, la ressa agli sportelli e le aggressioni al personale sono ormai all’ordine del giorno. E hanno spinto i sindacati Uil FPL, Cgil FL e CSA a proclamare lo stato di agitazione. Nei giorni scorsi gli operatori del cpi di Frattamaggiore se la sono vista brutta, aggrediti da un centinaio di persone con l’Assegno sospeso e messi in salvo solo con l’intervento delle forze dell’ordine. Tanto che la direttrice ha denunciato chiedendo un presidio fisso di polizia e una deroga alle sospensioni dell’Adi, per calmare gli animi e permettere al cpi di far fronte all’enorme mole di lavoro.

“È un problema che riguarda ormai tutti i centri per l’impiego della Campania, ma le stesse situazioni si stanno verificando un po’ in tutto il Paese – spiega il segretario metropolitano UIL FPL Campania Annibale De Bisogno -, il carico di lavoro è insostenibile soprattutto nei cpi della provincia partenopea. In questa situazione già complicata abbiamo 12 cpi campani su 52 per i quali non è stato ancora nemmeno nominato un responsabile, in alcuni casi ce n’è uno solo a dirigerne due”. “Oppure – prosegue -, ci sono casi come il cpi di Afragola che è in autogestione da 4 anni, senza una definizione precisa dei ruoli e in cui si lavora solo grazie all’esperienza e alla professionalità del personale”. Ancora: “Molti Centri per l’Impiego della provincia servono un bacino di utenza sproporzionato rispetto alla struttura e alla forza lavoro. Come quello di Frattamaggiore che raccoglie anche i cittadini di Frattaminore, Cardito, Caivano, Crispano, Grumo Nevano, Sant’Antimo e Casandrino. Parliamo di migliaia di persone che ogni giorno si riversano in queste strutture”.

Ma non è solo una questione di organizzazione e di organico. “A molti – spiega De Bisogno – è stato negato o sospeso l’Assegno di inclusione pur avendo ottemperato a tutti gli impegni burocratici che la misura prevede. Vorrebbero risposte o almeno capire come risolvere il problema, ma allo stato attuale questa gente ha difficoltà a parlare con gli operatori, per questo arrivano qua fuori incazzati e se la prendono poi con i dipendenti”.

Perché l’Assegno serve a pagare l’affitto, le bollette, la spesa di ogni giorno e rischiare di non riceverlo per mesi è un problema serio. Al quale, certo, hanno contribuito le nuove regole del governo. Ma nemmeno la pezza della Regione Campania pare funzionare. Dal 29 agosto ha sospeso il servizio di prenotazione online degli appuntamenti, creando un cortocircuito: chi si è visto sospendere l’Adi ad agosto ora non può nemmeno verificare la propria posizione, e non resta che presentarsi di notte o all’alba per tentare di entrare in una ristretta lista di circa 20\30 persone che saranno accolte dagli operatori che devono dare la priorità all’arretrato che a Frattamaggiore la direttrice definisce “monstre”. La lista ristretta è quasi sempre gestita da guardie giurate all’esterno del cpi che con carta e penna scrivono i nomi di chi arriva prima. Insomma, una cinica lotteria.

Così i disagi dei percettori dell’Adi si sommano a quelli di chi cerca lavoro, compresi i famosi “occupabili” che dopo la sottoscrizione del Patto di attivazione digitale individuale (PAD) dovrebbero accedere ai corsi di formazione e alla relativa indennità, il Supporto formazione e lavoro da 350 euro per un massimo di 12 mensilità. “Il problema alla base – spiega il responsabile sindacale UIL FPL dei Cpi della Campania, Vincenzo Zucchini -, è una mancanza di informazione agli utenti e a noi operatori. Molti Assegni di inclusione vengono sospesi per delle verifiche, ma non è mai arrivata alcuna comunicazione ufficiale”. Non solo. “Molti si saranno visti sospendere l’assegno perché da regolamento i beneficiari devono presentarsi ogni 90 giorni ai centri per l’impiego, ma considerando il numero di richieste è facile immaginare che tanti non sono riusciti a prenotarsi entro quel termine perché le liste di attesa vanno da una settimana a tre mesi. Persone che hanno un problema immediato di sopravvivenza e noi operatori, spesso, non riusciamo a dare risposte anche perché costretti a lavorare su diverse piattaforme informatiche che non riescono a comunicare tra loro”. Ad esempio, conclude Zucchini, “nonostante lavoriamo in rete con Inps, che è il soggetto erogatore del sostegno economico, noi dei centri per l’impiego non possiamo visualizzare le sue piattaforme”. Per farsi un’idea della mole di lavoro cui sono sottoposti i centri per l’impiego basta fare due calcoli. “I beneficiari dell’assegno – spiega Zucchini – devono presentarsi ai cpi ogni 90 giorni per aggiornare la propria posizione: significa che se un centro per l’impiego lo scorso anno ha lavorato 3.000 pratiche, quest’anno ne dovrà lavorare 12 mila, perché ogni beneficiario deve tornare ogni tre mesi”.