Un attacco hacker è riuscito a far esplodere in simultanea i cercapersona di centinaia di membri di Hezbollah in diverse zone del Libano, compresa Beirut. I feriti sarebbero centinaia tra i militanti del Partito di Dio, ma i media libanesi parlano addirittura di “un migliaio” di persone colpite nella capitale, nella valle della Bekaa, retrovia del movimento armato, e nel sud del Libano. Le persone in gravi condizioni sono 5 e al momento non ci sarebbero vittime. Tra le persone colpite – scrive Haaretz – c’è anche l’ambasciatore iraniano in Libano Mojtaba Amani.

Secondo le primissime ricostruzioni, l’attacco avrebbe attivato delle micro-esplosioni all’interno dei cercapersone dei combattenti del gruppo, riferiscono media libanesi, citando fonti anonime degli stessi Hezbollah. Lo stesso attacco avrebbe colpito membri dell’organizzazione anche a Damasco, in Siria. Il ministero della Salute libanese ha messo in allerta gli ospedali del Paese per accogliere i numerosi feriti dell’attacco hacker.

Israele non ha rivendicato l’attacco, come spesso accade in azioni mirate portate avanti dai servizi di sicurezza di Tel Aviv, ma è chiaro che tutti gli indizi lasciano pensare che l’azione coordinata abbia avuto origine lì. Tra l’altro, a commento del post di X in cui si affermava che Bibi Netanyahu non avrebbe preso nessuna iniziativa importante in Libano prima del suo viaggio a New York la prossima settimana, l’ex portavoce Topaz Luk ha scritto che “questo non è durato molto”. Poi però ha cancellato il commento. Poi è arrivata la precisazione dell’ufficio di Netanyahu: “Topaz Luk da alcuni mesi non è portavoce del primo ministro e non è coinvolto del più ristretto cerchio delle discussioni”.

Nel frattempo Hezbollah ha informato tutti i suoi membri di smettere immediatamente di usare i cercapersone, dispositivi per le telecomunicazioni, dopo le decine di esplosioni, come riporta Al-Arabiya citando fonti. Fonti della sicurezza israeliana spiegano che i cercapersone esplosi erano l’ultimo modello usato dagli Hezbollah da pochi mesi. Diversi mesi fa, scrive Al Jazeera, i vertici del Partito di Dio avevano invitato i militanti a non utilizzare i cellulari temendo che Tel Aviv fosse in grado di infiltrarsi nelle apparecchiature. Così sono ricorsi a questo diverso sistema di comunicazione che utilizza i cercapersone e che sembra siano stati penetrati.

Articolo in aggiornamento

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